Stati Uniti ampliano la blacklist di esportazione: 80 nuove entità per limitare accesso cinese alla tecnologia

L’amministrazione statunitense amplia la blacklist commerciale, includendo 80 nuove entità per limitare l’accesso della Cina a tecnologie avanzate, in risposta a crescenti tensioni geopolitiche e preoccupazioni di sicurezza nazionale.

L’amministrazione statunitense ha recentemente ampliato la propria blacklist commerciale, includendo 80 nuove organizzazioni e aziende nella sua strategia per impedire alla Cina di accedere a tecnologie di calcolo avanzate destinate a scopi militari. Questa iniziativa, comunicata dal Bureau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio, rappresenta un ulteriore passo nel tentativo di proteggere le innovazioni tecnologiche americane da utilizzi potenzialmente dannosi, specialmente in un contesto di crescente tensione geopolitica.

Dettagli sull’ampliamento della blacklist

Tra le nuove entità inserite nella lista, oltre 50 sono situate in Cina, mentre altre si trovano in paesi come Iran, Taiwan, Pakistan, Sudafrica ed Emirati Arabi Uniti. Secondo il BIS, queste restrizioni sono state applicate a soggetti che hanno operato in contrasto con la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti. L’obiettivo principale è contenere la capacità della Cina di sviluppare tecnologie avanzate di calcolo, tra cui quelle relative all’intelligenza artificiale, armi ipersoniche e tecnologie quantistiche.

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Jeffrey Kessler, Sottosegretario al Commercio per l’Industria e la Sicurezza, ha dichiarato: “La tecnologia americana non deve mai essere utilizzata contro il popolo americano.” Questo approccio segnala chiaramente l’impegno dell’amministrazione verso la salvaguardia della sicurezza nazionale, per evitare che tecnologie e prodotti statunitensi vengano sfruttati per il miglioramento di sistemi di armi avanzate.

Impatto delle restrizioni sull’industria tecnologica

Tra le aziende colpite dalla nuova normativa ci sono sei sussidiarie del Gruppo Inspur, leader cinese nel settore dei servizi informatici cloud, il quale rappresenta un importante cliente per produttori di chip americani come Nvidia, AMD e Intel. Il BIS accusa queste sussidiarie di aver partecipato a progetti legati allo sviluppo di supercomputer per l’esercito cinese, un’accusa che ha sollevato preoccupazioni su come tali tecnologie possano essere utilizzate in ambito militare.

Anche l’Accademia di Intelligenza Artificiale di Pechino è stata inserita nella lista, ricevendo critiche per la sua esclusione. In una dichiarazione consegnata all’Associated Press, l’istituto ha espresso shock per questa decisione, sottolineando che si tratta di una “scelta errata” priva di fondamenti fattuali e sollecitando il governo statunitense a riconsiderare la propria posizione.

Reazioni dalla Cina e contesto geopolitico

La reazione del Ministero degli Affari Esteri cinese non si è fatta attendere, condannando le nuove misure di controllo all’esportazione come una violazione seria delle leggi internazionali e delle norme fondamentali delle relazioni internazionali. Queste restrizioni arrivano in un clima già teso tra Stati Uniti e Cina, segnato da politiche protezionistiche, da quando l’ex presidente Trump ha imposto nuove tariffe su beni provenienti dalla Cina.

La blacklist e il suo ampliamento stanno quindi assumendo un’importanza crescente in un contesto di competizione tecnologica globalizzata, dove la sicurezza nazionale e le ambizioni economiche si intersecano in modi complessi. La direzione presa dall’amministrazione statunitense invita a riflettere sul futuro delle relazioni commerciali e diplomatiche tra le due potenze, con ripercussioni che potrebbero estendersi oltre il settore tecnologico.

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