In Serbia, un clima di paura desta preoccupazione riguardo alla libertà di stampa e all’attivismo civico. Secondo Amnesty International, attivisti e operatori dell’informazione stanno affrontando gravi violazioni dei loro diritti, con l’uso di tecnologie avanzate per la sorveglianza e il monitoraggio delle loro attività quotidiane. Due strumenti principali vengono impiegati: il controverso spyware Pegasus e un software locale, chiamato NoviSpy, entrambi protagonisti di questa inquietante dinamica.
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Spyware Pegasus: un attacco alla privacy
Pegasus, sviluppato dalla società israeliana NSO Group, è un software di sorveglianza noto per la sua capacità di sfruttare vulnerabilità zero-day nei sistemi operativi. Questo strumento consente l'accesso non autorizzato a messaggi, email, fotografie e file multimediali, trasformando i dispositivi in strumenti di monitoraggio invadente. La gravità di questa violazione è amplificata dalla potenza di Pegasus, capace di colpire diverse piattaforme senza che gli utenti se ne accorgano. La sua diffusione ha sollevato interrogativi sui limiti dell’utilizzo di tali tecnologie, in particolare da parte di governi che potrebbero abusarne per reprimere le libertà civili.
Il caso di Slaviša Milanov, un giornalista indipendente serbo, evidenzia i pericoli legati all'uso di Pegasus. Sottoposto a un fittizio controllo della polizia, il suo smartphone è stato sequestrato, rendendolo vulnerabile alla manomissione. Le indagini di Amnesty hanno rivelato che il dispositivo di Milanov è stato compromesso durante l'interrogatorio, un'azione che mette in luce l'inasprimento delle tecniche repressive utilizzate contro chi cerca di esercitare libertà di espressione e di informazione.
NoviSpy: un nuovo strumento di monitoraggio domestico
NoviSpy, un software che sembra avere origini serbe, si aggiunge al già preoccupante arsenale di strumenti di sorveglianza. Questo software, sebbene meno conosciuto, ha mostrato una preoccupante versatilità, consentendo osservazioni mirate su attivisti per l'ambiente e funzionari della società civile. Secondo Amnesty International, la polizia e i servizi di sicurezza serbi usano NoviSpy per infettare gli smartphone degli attivisti. Una volta installato, NoviSpy potrebbe attivare telecamere e microfoni da remoto, registrando conversazioni e raccogliendo dati sensibili.
Episodi come quello di un attivista del movimento Krokodil, convocato per un interrogatorio dopo un attacco alla loro sede, evidenziano l'uso sistematico di NoviSpy. Anche in questo scenario, il dispositivo è stato confiscato, rivelando una pratica allarmante: i funzionari di polizia restituiscono i telefoni manomessi con dati estratti e spionaggio in atto. Amnesty ha dimostrato che, attraverso tali metodologie, le persone sono sottoposte a controlli invasivi che minano la loro privacy e il loro diritto all’auto-espressione.
L'impatto sul clima attivista
L’uso di tecnologie di sorveglianza ha effetti devastanti sugli attivisti e sui giornalisti. Gli studiosi e i difensori dei diritti umani avvertono che tale atmosfera di incertezza si traduce in un impedimento alla comunicazione tra le persone, instillando un senso di isolamento e paura. Amnesty International sottolinea che le conseguenze psicologiche di questa forma di spionaggio sono significative; gli attivisti si mostrano riluttanti a discutere liberamente, mentre l’ansia di una potenziale sorveglianza pesa sulle loro interazioni quotidiane.
In un contesto simile, dove il dialogo e la collaborazione sono essenziali per la crescita delle società civili, la sorveglianza continua a minacciare questi legami. Questo isolamento forzato può danneggiare la capacità delle comunità di resistere e di organizzarsi contro abusi e ingiustizie, segnando una battuta d’arresto molto preoccupante per la democrazia e la libertà individuale.
Le vulnerabilità tecnologiche e le risposte delle aziende
La questione della cyber-sicurezza non si limita solo ai software malevoli; anche i dispositivi stessi presentano vulnerabilità sfruttate per l'accesso non autorizzato. In particolare, Apple sta combattendo contro una falla di sicurezza riguardante la sua piattaforma HomeKit. Tale vulnerabilità, purtroppo, rimane attiva, sollevando interrogativi sul livello di protezione dei dispositivi Apple in situazioni di rischio.
In risposta a questa crescente minaccia, Apple ha introdotto una “modalità isolamento” per i suoi dispositivi a partire da iOS 16, progettata per ridurre il rischio di attacchi informatici. Questa funzionalità, se attivata, limita le app e le capacità di accesso, progettando una barriera per i tentativi di intrusione. L’azienda incoraggia gli utenti a utilizzare questa modalità come strumento di protezione, ma i risultati sono variabili, a causa della complessità dell’applicazione pratica da parte degli utenti ordinari.
Il caso della sorveglianza in Serbia evidenzia una questione più ampia in merito all'uso della tecnologia per violare diritti umani fondamentali. La crescente insicurezza per attivisti e giornalisti in Serbia chiama all’azione non solo le autorità locali, ma anche la comunità internazionale, affinché si pongano in essere misure di protezione più incisive.