Scandalo spyware: attivisti e giornalisti italiani denunciano l'installazione di Paragon

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Recentemente, Meta ha lanciato un allerta che ha scosso il panorama della sicurezza informatica in Europa. La comunicazione riguardava la presenza di un software spia israeliano, Paragon, infiltrato in dispositivi tramite una vulnerabilità di WhatsApp. Questa situazione ha portato alcuni esponenti dei media e attivisti in Italia a presentare una denuncia penale contro i responsabili della campagna di hacking.

La denuncia penale e le accuse mosse

Il ricorso legale è stato sporto presso la Procura della Repubblica di Roma e riporta l’installazione dello spyware come un'“intollerabile intrusione” nella vita personale e professionale dei giornalisti. La denuncia sottolinea come questa minaccia esponga i professionisti del settore e le loro fonti a “rischi enormi e persistenti”, come ha riportato Bloomberg. La questione suscita preoccupazioni non solo per la sicurezza dei singoli, ma anche per l'integrità e la libertà d'informazione in un contesto democratico.

Secondo le dichiarazioni contenute nel documento legale, chi ha orchestrato questo attacco informatico ha violato le normative italiane riguardo all’installazione illecita di strumenti di intercettazione. Gli utenti vittime di questo attacco venivano infettati semplicemente aprendo un file PDF, apparentemente innocuo, che conteneva codice malevolo, sfruttando una falla di WhatsApp per impiantarsi nei loro dispositivi.

Una volta che il malware era attivo, l'attaccante guadagnava l'accesso remoto a file, messaggi e dati, anche se crittografati, sui dispositivi degli utenti compromessi, che fossero iPhone o Android. Lo spyware in questione è proveniente da Paragon e si chiama Graphite. Questa azienda è nota per sviluppare software di livello militare, venduto esclusivamente a governi e agenzie di sicurezza di nazioni democratiche, secondo quanto affermato dalla stessa Paragon.

Reazioni politiche e legami con il governo

Il clamore sollevato dalla notizia ha indotto a interrogare il governo italiano e il ruolo del Primo Ministro Meloni, i quali hanno categoricamente negato ogni coinvolgimento in questa vicenda. Tuttavia, secondo quanto pubblicato da The Guardian, questa situazione ha indotto Paragon a sospendere un contratto con il governo italiano.

Nel frattempo, il Ministro Luca Ciriani, parlando in Parlamento, ha confermato l'esistenza di un contratto di lungo termine tra l'Italia e Paragon, per servizi di intelligence e sicurezza nazionale, affermando che tutto è avvenuto nel pieno rispetto della legge vigente. Questa dichiarazione ha sollevato ulteriori interrogativi sulla possibilità di due contratti distinti tra l'ente governativo italiano e l'azienda israeliana specializzata in soluzioni di sicurezza.

La questione dell'hacking e dell'uso di spyware in contesti democratici pone un dilemma serio riguardo alla privacy e alla protezione delle fonti. In un'era in cui le informazioni circolano rapidamente attraverso i digitali, la vulnerabilità degli operatori della comunicazione e degli attivisti è un tema cruciale da affrontare per garantire la libertà di stampa e il diritto all'informazione.

La situazione continua a essere monitorata con attenzione, mentre si cerca di capire l’evoluzione dei fatti e gli effetti che quest’incidente potrà avere sul sistema di sicurezza informatica e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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