Rivelato un segreto mai svelato: il codice di Majora's Mask nascondeva i comandi vocali

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Il mondo dei videogiochi continua a sorprendere con scoperte inaspettate, rivelando a volte aspetti inediti di titoli storici. Recentemente, attenti ricercatori digitali si sono imbattuti in una scoperta sensazionale nel codice di The Legend of Zelda: Majora’s Mask, che ha stupito gli appassionati e gli esperti del settore. Questo gioco, lanciato da Nintendo nel 2000, nascondeva, infatti, un sistema di comandi vocali che non era mai stato attivato nella versione finale. Questo ingegnoso sistema avrebbe potuto anticipare di vent’anni l'arrivo delle moderne interfacce vocali utilizzate nei dispositivi odierni come Siri e Alexa.

La scoperta inaspettata nel codice

L'incredibile scoperta è stata attribuita a Skawo, un hacker noto per il suo lavoro in reverse engineering. Durante l'esplorazione del codice di Majora's Mask, Skawo ha reperito una serie di comandi vocali che erano stati implementati ma mai utilizzati nel gioco sul mercato. Non si tratta di semplici tentativi rimasti nel limbo, ma di un sistema completo di interazione vocale. Tra i comandi trovati, ad esempio “Hai Chiizu” per scattare foto o “Atonanjikan” per informarsi su quanto tempo ci sia prima che la luna colpisca la terra, si rivelano particolarmente intriganti.

Questa funzionalità vocale esisteva in tutte le versioni del gioco, inclusa quella giapponese e quelle occidentali, ma, a causa di scelte di design o limitazioni tecniche, era stata disattivata prima del lancio. Il sistema era progettato per funzionare con il Voice Recognition Unit , un accessorio per Nintendo 64 che, negli Stati Uniti e in Europa, non ha mai visto la luce, e che in Giappone ha avuto una diffusione estremamente ridotta.

La visione pionieristica di Nintendo sul controllo vocale

Negli anni in cui è stato lanciato Majora's Mask, la tecnologia di riconoscimento vocale era ancora in uno stadio embrionale e solo pochi giochi, come Hey You, Pikachu! e Densha de Go! 2, supportavano ufficialmente il VRU. La scoperta di questo sistema nel titolo di Zelda mette in risalto come Nintendo avesse piani molto più ambiziosi rispetto a quanto conosciuto fino ad oggi. Investire in un progetto così innovativo per un titolo tanto significativo dimostra quanto l'azienda di Kyoto cercasse di esplorare interazioni più sofisticate e coinvolgenti, anche a fronte delle limitazioni tecniche del tempo.

Il sogno di un'interazione diretta e intuitiva con i videogiochi non era un’idea nuova per Nintendo, che, per esempio, aveva già provato a integrare comandi vocali nel primo The Legend of Zelda per Famicom con un microfono nel controller. Tuttavia, l’implementazione nel Majora's Mask era molto più avanzata e funzionale, suggerendo un’innovazione che avrebbe potuto cambiare il modo di giocare all'epoca.

Implicazioni storiche e future della scoperta

La rivelazione sulla presenza di comandi vocali in Majora's Mask mette in evidenza non solo il pensiero lungimirante dei progettisti di Nintendo, ma anche l'importanza di preservare e studiare i videogiochi storici. Questi prodotti non devono essere considerati semplici frutti del passato, ma piuttosto come importanti nodi di connessione verso il futuro che oggi viviamo. Il codice nascosto è una testimonianza di come, già nel 2000, i creatori stessero iniziando a comprendere il potenziale interattivo dei giochi, immaginando ciò che oggi sembra normale.

Oggi ci troviamo in una fase di rinnovamento e rielaborazione nel settore dei videogiochi, influenzati in larga misura dall'espansione dell'intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie. Sebbene possa sembrare difficile prevedere come evolve il mercato, la sperimentazione dei comandi vocali da parte di Nintendo ci offre spunti affascinanti su come l'innovazione possa non risiedere solamente in grafica e mondi di gioco vasti, ma anche in modalità di interazione completamente nuove e coinvolgenti.

È sorprendente pensare a quanti altri segreti siano ancora rinchiusi nei vecchi videogiochi, in attesa di essere scoperti da archeologi digitali. La scoperta di Skawo non è solo un richiamo a esplorare il passato, ma un incentivo a immaginare continuamente nuove strade nel mondo dei videogiochi.

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