Nell'ambito della concorrenza digitale, l'Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito ha emesso un chiaro avviso a Apple: è fondamentale garantire una competizione aperta fra i browser sul sistema operativo iPhone, imponendo al contempo che Safari non superi le prestazioni delle alternative. Questo dibattito si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove la questione del monopolio di Apple sui browser web ha attirato l'attenzione degli enti regolatori.
Il contesto europeo e la decisione della CMA
Tutto è iniziato con un'indagine dell'Unione Europea, la quale ha accertato che Apple stava violando le leggi sulla concorrenza imponendo ai developer di browser alternativi l’utilizzo di WebKit. Di conseguenza, i competitor non erano in grado di ottimizzare il proprio codice e di offrire funzionalità aggiuntive che non trovavano supporto in Safari. Questa situazione ha di fatto trasformato i browser concorrenti in versioni modificate dello stesso codice, senza vero valore aggiunto.
In seguito a tale scoperta, Apple ha consentito l'utilizzo di motori di navigazione di terze parti, permettendo anche agli utenti di scegliere il browser predefinito all'atto della configurazione dei dispositivi. Tuttavia, la CMA ha avviato un’indagine parallela, giungendo a una conclusione provvisoria simile a quella dell'UE entro la fine dell'anno scorso. Qui, l'agenzia ha sottolineato la necessità che Apple rendesse disponibili a terzi le novità introdotte nel proprio motore di navigazione, WebKit.
La risposta di Apple e le sue preoccupazioni
In seguito ai rilievi della CMA, Apple ha articolato la propria posizione affermando che concedere l’accesso alle nuove funzioni di browsing ad altri sviluppatori sarebbe insostenibile. Secondo quanto riportato da Reuters, Apple ha sostenuto che “non sarebbe opportuno” obbligare l'azienda a fornire gratuitamente l'accesso a innovazioni nel WebKit o nelle funzionalità di iOS attualmente utilizzate da Safari. L'azienda ha chiarito che la creazione di nuove funzionalità è un processo che richiede tempo e risorse, e che non potrebbe recuperare una parte ragionevole di queste spese.
Secondo Apple, una tale imposizione influirebbe negativamente sulla sua capacità di innovare, portando a situazioni di “free-riding” e sottoinvestimento da parte di attori terzi. L’azienda ha sottolineato come sia fondamentale mantenere incentivi per continuare a innovare, piuttosto che subire l'impatto di normative che limiterebbero il proprio operato.
Il dilemma della CMA e il futuro della navigazione web
Il dilemma affrontato dalla CMA è evidente: promuovere una vera e propria competizione fra i browser, mentre Apple non possa emergere come leader del mercato. Apple ha inizialmente giustificato l’obbligo di uso di WebKit come un modo per garantire la sicurezza della piattaforma, mentre i regolatori sostenevano che ciò venisse fatto per limitare le capacità dei browser concorrenti nel superare Safari.
Con l’apertura consentita agli sviluppatori per la creazione di motori di navigazione propri, questo rappresenta un passo verso la concorrenza su scala, ma ora è richiesta a Apple la condivisione delle proprie innovazioni con i competitor. Il caso attuale mette in luce le tensioni tra la necessità di innovare e le richieste di equità nel mercato: un aspetto cruciale che continuerà a essere al centro del dibattito sulla concorrenza nel settore tecnologico.
Il futuro di questa situazione rimane incerto, poiché Apple si trova di fronte a una doppia sfida: mantenere la propria posizione di leader senza compromettere le normative che regolano la competizione sana nello spazio dei browser web.