Nell'era tecnologica 10 anni sono una vera e propria eternità. Correva il febbraio 2012 quando è stato lanciato sul mercato Raspberry Pi, che ben presto è diventato un fenomeno di portata mondiale.
Gli hobbisti di tutto il mondo e i tanti progetti realizzati con questo sistema, hanno reso tale piattaforma famosa e apprezzata da qualunque appassionato di elettronica. Per capire cosa può realmente fare questa piattaforma basta dare un'occhiata ai numerosi accessori ad oggi disponibili sul mercato.
Ma come mai, a distanza di tanti anni, Raspberry Pi rimane sulla cresta dell'onda? In questo articolo andremo ad analizzare i motivi di questo successo così prolungato.
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Le origini del Raspberry Pi
Mentre lavorava nel dipartimento di informatica del St. John's College di Cambridge, nel Regno Unito, intorno al 2006, Eben Upton ha notato un calo delle ammissioni degli studenti di informatica.
Notò anche un declino delle conoscenze generali su questa tematica e sospettava che fosse dovuto alla mancanza di un computer casalingo facilmente accessibile come quelli degli anni '80. In quegli anni infatti, i primi home computer avevo spinto molti bambini verso l'utilizzo di dispositivi tecnologici e verso la programmazione.
Dopo aver ottenuto un lavoro presso Broadcom a Cambridge, Upton si è tuffato nel progetto di un computer a basso costo che incoraggiasse i bambini a programmare fin dalla più giovane età. L'obiettivo era quello di rendere il computer il più economico possibile, rendendolo adatto sia agli utenti più giovani e inesperti che a chi già conosceva i rudimenti di programmazione.
La scheda del computer in questione è stata progettata anche con una porta GPIO per semplificare l'integrazione della scheda con potenziali progetti hardware personalizzati. Così, Upton e un piccolo team di volontari hanno creato il primo Raspberry Pi.
Ma qual è l'origine di questo nome? Si tratta di un chiaro riferimento ad alcuni vecchi brand legati alla storia dell'informatica che avevano riferimenti più o meno velati rispetto alla frutta (basti pensare ad Apple). Non per niente, Raspberry, significa lampone in inglese. Il suffisso Pi invece, è un riferimento al linguaggio di programmazione Python. Il design compatto ed economico di questo hardware ha beneficiato notevolmente della tecnologia SoC, sviluppata solitamente per telefoni cellulari e device simili.
Invece di perseguire i profitti come fine a se stessi, Upton ha trasformato il progetto in un ente di beneficenza chiamato Raspberry Pi Foundation, che sovrintende allo sviluppo dell'hardware legato a Raspberry Pi e gestisce la proprietà intellettuale coinvolta.
Un prezzo più che competitivo
Al momento del lancio nel 2012, il Raspberry Pi ha ricevuto ampia attenzione dalla stampa in quanto si trattava di un vero e proprio computer da 35 dollari. Il che era sbalorditivo all'ora come oggi: stiamo parlando di una singola scheda ricca di funzionalità come grafica HDMI, gestione audio, supporto USB, presa Ethernet e altro.
A livello puramente pratico, una scheda di questo tipo può eseguire una distribuzione Linux completa, offrendo un rapporto costo/qualità/potenza davvero incredibile. Con il passare del tempo poi, queste schede hanno mantenuto un prezzo basso proprio per la natura non lucrativa che costituisce le fondamenta stesse del progetto.
Va comunque detto che, per ottenere risultati concreti, è necessario aggiungere diverse componenti extra: custodie, alimentatori, cavi HDMI, schede di memoria, tastiera, mouse e display sono infatti molto spesso indispensabili per poter fruire pienamente delle potenzialità di Raspberry Pi. Nonostante ciò, il successo di tale prodotto è stato clamoroso: nel solo 2021 infatti, si stima che siano state vendute oltre 40 milioni di schede in tutto il mondo.
Negli ultimi dieci anni, l'hardware per Raspberry Pi è migliorato e ha cambiato forma, ma queste sei cose, le cose migliori, del progetto Raspberry Pi sono rimaste le stesse.
6 motivi per cui Raspberry Pi ha ancora successo
Riassumiamo 6 motivi di successo che, tutt'oggi, rendono questo prodotto unico nel suo genere:
- È economico: storicamente, i prezzi per le schede Pi base variavano da 25 a 45 dollari. Anche con alcuni recenti aumenti di prezzo dovuti alla carenza di chip, la serie Pi è ancora un affare. Ovviamente, una volta valutato il costo degli accessori, il prezzo effettivo per un sistema Pi funzionante (senza monitor) può essere più vicino ai 150 dollari, ma il rapporto qualità-prezzo resta straordinariamente vantaggioso.
- È flessibile: puoi utilizzare la maggior parte dei prodotti Raspberry Pi come componenti in qualsiasi progetto senza restrizioni di alcun tipo.
- Ha un ampio supporto: molte persone e organizzazioni gestiscono software per Pi, comprese applicazioni e installazioni di sistemi operativi personalizzati. Inoltre, la Raspberry Pi Foundation si è impegnata a supportare gli aggiornamenti software sul suo hardware legacy (fuori produzione) fino al 2026.
- Ha un'ottima documentazione: oltre a vasti progetti di documentazione della comunità, la Raspberry Pi Foundation pubblica gratuitamente informazioni tecniche dettagliate e file di progettazione pronti per l'uso.
- È (parzialmente) compatibile con le versioni precedenti: quando si rimane all'interno della serie Raspberry Pi, c'è un certo livello di compatibilità rispetto alle versioni precedenti del software e hardware. Inoltre, molti delle tipologie di schede (B, A+, Zero) tendono a cambiare molto poco nel tempo, quindi possono spesso funzionare con case di installazione precedenti (se con dimensioni simili).
- È per una buona causa: a differenza di alcune aziende a scopo di lucro, la Raspberry Pi Foundation si dedica al supporto dell'educazione informatica e incoraggia i bambini (e gli adulti) a imparare a programmare e sviluppare i propri progetti personalizzati. Questo da solo è un ottimo motivo per apprezzare l'ecosistema Raspberry Pi.
Modelli di Raspberry Pi nel corso degli anni
Dal 2012, la Raspberry Pi Foundation ha rilasciato oltre una dozzina di modelli diversi del computer Raspberry Pi, con potenza di calcolo e capacità che, con il tempo, sono andate ad aumentare gradualmente, ad eccezione delle unità più piccole che sono state sviluppate con il focus su minori consumi energetici. Ecco uno sguardo all'evoluzione della serie Pi nel tempo.
Raspberry Pi 1 — Modello B (2012), Modello A (2013), Modello B+ (2014), Modello A+ (2014)
Si tratta dei modelli originali Raspberry Pi forniti in varie forme e dotati di SoC BCM2835 e 256 MB o 512 MB di RAM. Le schede Modello B e A (con prezzi di lancio rispettivamente di 35 e 25 dollari) includevano un jack video composito RCA e HDMI.
Nessuno di questi modelli supportava Wi-Fi o Bluetooth integrati, ma i Modello B includevano jack Ethernet. I modelli A e B originali utilizzavano GPIO a 26 pin, ma questo è aumentato a 40 pin con B+ e A+ nel 2014. Quando è stato rilasciato, il Modello A+ era il Pi più piccolo dell'epoca.
Raspberry Pi Compute Module — 1, 3, 3 Lite, 3+, 3+ Lite, 4, 4 Lite (2014-2020)
La serie Compute Module rispecchiava le principali versioni di Raspberry Pi in termini di capacità, ma le compattava in un formato più contenuto (rimuovendo maggior parte dei connettori). Si trattava di dispositivi progettati per applicazioni industriali e integrate.
Raspberry Pi 2 — Modello B (2015)
il Pi 2 ha aggiornato il SoC a un BCM2836/7 e includeva 1 GB di RAM, Ethernet e un GPIO a 40 pin. Ancora niente Wi-Fi o Bluetooth integrati.
Raspberry Pi Zero — Originale (2015), W (2017), 2 W (2021)
Originariamente venduto al dettaglio per la cifra ridicola di 5 dollari, il Pi Zero ha ridotto la serie Pi a metà delle dimensioni del precedente Modello A+ più piccolo e includeva un BCM2835, 512 MB di RAM e porte Mini HDMI e Micro USB per progetti ultracompatti.
Il Pi Zero W è la successiva evoluzione rispetto al precedente Zero, visto che ha incluso anche funzionalità come supporto Wi-Fi e connettività Bluetooth. Lo Zero 2 W ha aggiunto un nuovo SoC RP3AO che ha aumentato notevolmente le prestazioni mantenendo le stesse dimensioni compatte.
Raspberry Pi 3 — Modello B (2016), Modello B+ (2018), Modello A+ (2019)
Il Pi 3 utilizzava un SoC BCM2837A0 o BCM2837B0 e 512 GB o 1 GB di RAM in due formati distinti. Per la prima volta nella serie includevano anche il supporto Wi-Fi e Bluetooth integrato (ancor prima del Pi Zero W) oltre dal debutto, per il modello 3 B+, del supporto Gigabit Ethernet.
Raspberry Pi 4 — Modello B (2020)
Il Pi 4 utilizzava il SoC BCM2711 a 64 bit con da 1 a 8 GB di RAM nel Modello B (installato in fabbrica) per la massima flessibilità. I modelli includevano anche Gigabit Ethernet, USB 3.0, Wi-Fi dual-band e Bluetooth.
Raspberry Pi 400 (2021)
Il Pi 400 ha segnato un passo avanti notevole, includendo una scheda appositamente progettata (con il SoC BCM2711, lo stesso del Pi 4 e 4 GB di RAM) che si inserisce all'interno di un alloggiamento compatto per tastiera, con un design integrato simile ai computer classici degli anni '80 come il VIC-20 o lo ZX Spectrum.
Raspberry Pi Pico (2021)
La scheda del microcontrollore Pi Pico ha portato la serie Pi in spazi ancora più piccoli e a prezzi ancora inferiori, con un design minuscolo per applicazioni hobbistiche che rendono questo sistema simile a un Arduino.
Utilizza un chip per microcontrollore RP2040 (venduto a parte) e può essere programmato in C o MicroPython.
Le possibilità sono infinite
Con diversi modelli di schede disponibili (inclusi i kit di partenza), 40 pin di I/O e il supporto della comunità e il software open source, il numero di progetti che puoi fare con un Raspberry Pi è pressoché incalcolabile. Per capire le enormi potenzialità di questo sistema, basta fare una rapida ricerca su Google e vedrai migliaia di risultati interessanti.
Nonostante siano passati dieci anni dunque, il futuro di questa piattaforma appare roseo. Le prospettive in tal senso sono ottime e, nel corso dei prossimi anni, con nuove versioni sempre più interessanti.