Ransomware Akira: come un hacker ha sventato il ricatto grazie a una scheda grafica

Un hacker noto come Tinyhack ha decrittato il ransomware Akira in sette giorni utilizzando una scheda NVIDIA RTX 4090, dimostrando l’importanza della tecnologia nella lotta contro le minacce informatiche.

La cybersicurezza è un campo in continua evoluzione, dove ogni giorno emergono nuove minacce e tecniche di difesa. Recentemente, una storia sorprendente ha catturato l’attenzione degli esperti: un hacker, conosciuto come Tinyhack, è riuscito a decifrare un ransomware particolarmente temuto, noto come Akira, in appena sette giorni. Questo traguardo è stato raggiunto utilizzando una scheda grafica NVIDIA RTX 4090, dimostrando come le tecnologie impiegate negli attacchi informatici possano essere efficacemente reimpiegate per le difese.

Storia di un attacco ransomware e una risposta efficace

La vicenda, riportata da Tom’s Hardware, narra delle gesta di Tinyhack, che ha condiviso il suo approccio in un blog dettagliato. L’esperto informatico è stato ingaggiato da un’azienda colpita da un attacco ransomware, il cui obiettivo era di ottenere un riscatto per la decrittazione dei dati compromessi. Invece di cedere alla pressione degli aggressori, Tinyhack ha deciso di affrontare la sfida e recuperare i file senza pagamenti.

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Questa operazione si è rivelata particolarmente interessante non solo per il risultato ottenuto, ma anche per i mezzi utilizzati. La NVIDIA RTX 4090 non è un hardware di consumo comune, ma rappresenta al contempo una risorsa accessibile per molti esperti nel settore. Lavorando con questa scheda, Tinyhack ha dimostrato che con la giusta tecnologia è possibile affrontare anche i ransomware più sofisticati.

La famiglia di ransomware Akira si distingue per la sua complessità e l’elevato livello di protezione dei dati. Già nel 2023, esperti di sicurezza informatica come il team di ricerca di Avast avevano identificato delle vulnerabilità in alcune sue varianti, rilasciando strumenti per contrastarle. Nonostante gli aggiornamenti apportati dai creatori del malware, le informazioni accumulate dai ricercatori si sono rivelate preziose per il lavoro di recupero di Tinyhack.

La crittografia di Akira e le sue vulnerabilità

Akira impiega metodi di crittografia avanzati attraverso gli algoritmi chacha8 e Kcipher2. Questi algoritmi generano chiavi uniche per ogni file, complicando notevolmente la possibilità di un recupero non autorizzato. Un elemento distintivo del ransomware è l’uso di quattro timestamp, misurati in nanosecondi, come semi per generare le chiavi di cifratura. Questo meccanismo, seppur sicuro, presenta alcune debolezze che un esperto come Tinyhack è riuscito a sfruttare.

Infatti, la dipendenza da timestamp crea un punto vulnerabile. Nel caso avvenga una modifica dei file crittografati, la probabilità di decrittazione scende drasticamente. Tuttavia, Tinyhack ha notato che avvicinandosi sufficientemente al valore del timestamp originale — senza conoscerlo esattamente — era possibile utilizzare la potenza di calcolo della scheda grafica per eseguire un attacco a forza bruta.

Un approccio innovativo per il recupero dei dati

L’exploit realizzato e documentato da Tinyhack è assolutamente affascinante. La decrittazione dei file è stata completata in soli sette giorni, un tempo notevole considerando l’uso di una sola RTX 4090. Il recupero completo della macchina virtuale del cliente ha richiesto ulteriori tre settimane, ma senza necessità di pagare alcun riscatto.

Questa vittoria ha sollevato domande interessanti sul futuro delle tecnologie di recupero. Con l’impiego di più schede grafiche, specialmente con l’avvento delle nuove RTX della serie 50, i tempi richiesti per simili operazioni potrebbero ridursi drasticamente. Secondo le stime, con un sistema composto da 16 GPU è possibile completare il processo in appena dieci ore, aprendo orizzonti inediti per la lotta contro i ransomware.

Riflessioni sulla sicurezza informatica e le sue sfide

Il racconto di Tinyhack, pubblicato sul suo blog, non solo documenta un successo straordinario, ma offre anche una dose di realismo sulle sfide della cybersicurezza. Sebbene la tecnologia abbia fatto enormi progressi, il recupero dei dati crittografati non è garantito in ogni situazione. Tinyhack stesso avverte che, nella maggior parte dei casi, senza la chiave di cifratura, il recupero dei dati è impossibile.

La sua affermazione evidenzia l’importanza di una strategia preventiva robusta per proteggere i propri dati sensibili. L’idea che, occasionalmente, un attacco a forza bruta possa portare a un esito favorevole non deve distogliere l’attenzione dai principi di sicurezza che dovrebbero sempre essere prioritari. Con il miglioramento delle tecnologie e delle conoscenze nel campo della cybersicurezza, le aziende devono sviluppare soluzioni di protezione più solide per affrontare le minacce emergenti.

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