Protesta unitaria sui giornali britannici: il copyright rischia di essere distrutto dall’IA

Le industrie creative britanniche si uniscono nella campagna “Fate che sia equo” contro le proposte governative che minacciano i diritti d’autore a favore dell’intelligenza artificiale, chiedendo giustizia e protezione.

Nelle edicole di tutto il Regno Unito questa settimana è apparsa un’immagine inaspettata: le prime pagine di alcuni dei più celebri quotidiani, tutte con lo stesso tema di protesta. I titoli, su sfondo blu acceso, urlano una richiesta chiara: “Fate che sia equo”. Questa iniziativa non è solo un capriccio editoriale, ma un grido d’allerta contro le proposte governative che minacciano di demolire la protezione dei diritti d’autore a favore dell’intelligenza artificiale. Il dibattito è acceso e coinvolge pubblicazioni di ogni tipo, chiedendo il supporto dei lettori per difendere le industrie creative britanniche.

Iniziativa “Fate che sia equo”

Il movimento “Fate che sia equo” rappresenta una collaborazione tra le industrie creative e mediatiche, unite contro le misure governative che permetterebbero alle aziende di intelligenza artificiale di addestrare i loro algoritmi su opere protette da diritti d’autore, senza alcun consenso. Questo significa che i contenuti creativi, inclusi articoli, libri, musica, film e opere d’arte, potrebbero essere sfruttati senza alcun compenso per chi li ha realizzati.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di notizie personalizzato

Seguici ora

L’iniziativa è stata lanciata in un momento strategico, proprio mentre si chiudeva un periodo di consultazione pubblica, che ha visto un’interessante partecipazione di chiunque avesse qualcosa da dire sul tema. Le proposte presentate dal governo prevedono di fare eccezioni alla legge sul copyright per permettere che l’addestramento dell’IA avvenga “per qualsiasi scopo”, inclusi quelli commerciali. Le persone creative avrebbero la possibilità di escludere le loro opere da questo nuovo processo attraverso un complicato sistema di “riserva dei diritti”, che però aumenterebbe il carico di lavoro e responsabilità per gli autori nella tutela delle loro creazioni.

L’impatto sull’industria creativa britannica

L’industria creativa del Regno Unito, un ecosistema vivace e redditizio, vale circa 152 miliardi di dollari. L’idea di permettere un accesso illimitato e senza restrizioni ai dati protetti da copyright da parte delle aziende di intelligenza artificiale ha suscitato preoccupazioni tra i professionisti del settore. Le critiche si sono levate forti e chiare, con l’avvertimento che un indebolimento delle tutele potrebbe avere effetti devastanti non solo sui singoli creatori, ma sull’intero panorama culturale nazionale.

Il sito web della campagna, gestito dall’Associazione dei Media News , afferma con nettezza che l’uso dei contenuti creativi da parte delle aziende tech, per alimentare modelli generativi, avviene senza la necessaria trasparenza e compenso adeguato. La mancanza di un controllo rigoroso su questa pratica rischia di compromettere la sostenibilità della professione creativa. Adesso più che mai, è fondamentale riconoscere e affrontare la questione della remunerazione giusta per tutti i soggetti coinvolti.

Le reazioni della comunità artistica e dei media

La risposta della comunità creativa è stata forte. Oltre alla campagna “Fate che sia equo”, più di 1.000 musicisti, tra cui nomi noti come Kate Bush e Damon Albarn, hanno lanciato un album silenzioso intitolato “Is This What We Want?”, come segno di protesta. Le parole del CEO della NMA, Owen Meredith, risuonano come un campanello d’allarme: “Questa straordinaria dimostrazione di unità dall’industria dei media mostra che è giunto il momento per il governo di svegliarsi e riconoscere la minaccia esistenziale che l’esposizione non controllata delle nostre industrie creative comporta.”

I proprietari delle edicole, come testimoniato da un’esperienza diretta, sono stati informati dell’iniziativa solo recentemente. L’effetto visivo delle numerosi edizioni dei giornali sullo stesso tema ha suscitato interesse e discussione tra i lettori, sottolineando l’importanza della questione.

Il futuro del copyright nell’era dell’IA

Con la chiusura del periodo di consultazione, il governo britannico si appresta a analizzare le opinioni espresse. Non ci sono tempistiche chiare riguardo a eventuali sviluppi futuri, ma ciò che è certo è che le risposte fornite serviranno a modellare le policy sull’IA. Si prevede che alcuni cambiamenti siano all’orizzonte, ma rimane da capire come si svolgeranno le dinamiche di questo processo.

L’idea di considerare l’intelligenza artificiale come un partner creativo è stata espressa da Meredith, che sottolinea come tale collaborazione debba avvenire su basi eque. “Le aziende tecnologiche hanno bisogno dei contenuti creativi e di un’informazione professionale aggiornata per alimentare l’IA; se desiderano usare i nostri contenuti, devono anche essere disposte a compensare giustamente i creatori, proprio come farebbe qualsiasi azienda responsabile.”

Infine, la BBC, organo d’informazione finanziato pubblicamente, ha anche espresso la sua posizione, avvertendo che le attuali proposte rischiano di risultare impraticabili. Il direttore delle Nazioni della BBC, Rhodri Talfan Davies, ha chiarito che pur sostenendo le ambizioni governative di crescita dei settori creativo e dell’IA, non crede sia necessario un indebolimento delle protezioni del contenuto.

Seguici su Telegram

Seguici su Telegram per ricevere le Migliori Offerte Tech

Unisciti ora