Nuovi sviluppi nei microprocessori: come i transistor in silicio possono emulare i neuroni

L’innovazione nei transistor in silicio permette di emulare l’attività neuronale, aprendo la strada a computer neuromorfici più efficienti e sostenibili per l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose.

Negli ultimi anni, l’uso dell’energia da parte dell’intelligenza artificiale ha catturato l’attenzione di scienziati e ingegneri, portando a una ricerca attiva di soluzioni per ridurre il consumo energetico associato a queste tecnologie. Una delle strade da esplorare è lo sviluppo di processori ottimizzati per le esigenze computazionali specifiche delle reti neurali. Questi sistemi, che richiedono frequenti accessi alla memoria e comunicazioni intensive tra neuroni artificiali, possono beneficiare di una nuova architettura hardware. I processori “neuromorfici” si caratterizzano per la presenza di numerose piccole unità di elaborazione dedicate collegate da una rete interna complessa.

L’approccio neuromorfico e la sfida del silicio

I chip Loihi di Intel rappresentano un esempio di processori neuromorfici che offrono prestazioni competitive nonostante funzionino a frequenze inferiori e consumi energetici ridotti. Tuttavia, un aspetto critico di questi dispositivi è la grande quantità di silicio necessaria per la loro costruzione. Per superare questo limite, alcuni ricercatori stanno esplorando alternative completamente distaccate dal silicio, come le memorie a cambiamento di fase, per eseguire calcoli pertinenti in modo più efficiente.

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Recentemente, un articolo apparso sulla rivista Nature ha illustrato un approccio innovativo volto a trasformare i transistor in silicio tradizionali in dispositivi capaci di emulare il funzionamento dei neuroni. A differenza dei processori dedicati sviluppati in precedenza, questo metodo richiede soltanto due transistor per replicare le funzioni neurali.

La ricerca congiunta e l’innovazione nei transistor

Il lavoro descritto nell’articolo è frutto di una collaborazione tra ricercatori provenienti da Arabia Saudita e Singapore. L’obiettivo di questo team era quello di semplificare le basi della computazione neuromorfica, rendendola compatibile con le tecnologie in silicio già esistenti. Per raggiungere tale scopo, i ricercatori hanno fatto affidamento su un fenomeno solitamente visto come un problema nel funzionamento dei tradizionali processori in silicio.

Questa innovazione si basa sull’operare i transistor in condizioni definite “punch-through.” In questo stato, le cariche si accumulano in un semiconduttore, permettendo il passaggio di impulsi di corrente attraverso il transistor anche quando è in stato di riposo. Sebbene questa situazione venga generalmente considerata indesiderata nella progettazione di processori, i ricercatori hanno compreso che un evento di punch-through possa assomigliare molto all’attività di picco di un neurone.

Alcuni dettagli tecnici e implicazioni future

La possibilità di utilizzare transistor in silicio comuni per simulare l’attività neuronale segna un importante passo avanti nella realizzazione di computer neuromorfici più efficienti. Questo approccio consente non solo di utilizzare materiali già disponibili e ben compresi, ma anche di accelerare il processo di implementazione nella pratica. La semplicità dell’architettura proposta potrebbe rendere più accessibili per l’industria vari aspetti della computazione neuromorfica.

La ricerca in questo campo ha il potenziale di generare un notevole impatto su diverse applicazioni, spaziando dall’intelligenza artificiale all’Internet delle cose, dove l’efficienza energetica è cruciale. Con il continuo avanzare delle tecnologie di silicio dedicate, ci si aspetta che questi sviluppi possano fornirci nuovi strumenti per affrontare le sfide future in modo più sostenibile.

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