Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha messo in campo una proposta operativa che mira a rompere il monopolio di Google nel settore della ricerca online. Accusando l'azienda di pratiche anticoncorrenziali, l'iniziativa ha sollevato forti reazioni da parte di Mozilla, la società dietro il noto browser Firefox. Secondo Mozilla, le misure suggerite dal DOJ potrebbero compromettere la stabilità economica dell'azienda, minacciando al contempo la sostenibilità di numerose aziende nel settore.
L'origine della controversia legale contro Google
La battaglia legale contro Google è iniziata nel 2020, con il Dipartimento di Giustizia e 11 procuratori generali statali che hanno presentato una causa alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti nel Distretto di Columbia. Accusando Google di mantenere un monopolio illegittimo nei mercati della ricerca e della pubblicità, il DOJ ha sostenuto che l’azienda utilizzasse pratiche vietate dalle normative antitrust.
Un processo cruciale è iniziato il 12 settembre 2023. In agosto 2024, il giudice Amit Mehta ha emesso una sentenza che riconosceva comportamenti monopolistici da parte di Google nel settore della ricerca e della pubblicità testuale. Queste decisioni hanno spinto il DOJ a esplorare la possibilità di smembrare Google, ipotizzando la vendita del browser Chrome. Il 20 novembre 2024, il Dipartimento di Giustizia ha formalmente richiesto che Google cedesse il suo browser, provocando una ferma risposta da parte dell'azienda, che ha descritto la richiesta come oltre il limite della decisione del tribunale.
Mozilla afferma la sua posizione contro le proposte del DOJ
Mozilla ha manifestato preoccupazioni rilevanti riguardo le proposte avanzate dal DOJ. In una dichiarazione, l’azienda ha sottolineato il suo sostegno a una maggiore concorrenza nei mercati digitali, aggiungendo però che le conseguenze di questa battaglia legale vanno ben oltre il destino di Google. Firefox ha da sempre scelto Google come motore di ricerca predefinito fin dal suo lancio nel 2002, e la partnership che è stata rinnovata nel 2017 ha garantito un flusso considerevole di entrate per Mozilla, fondamentali per le sue operazioni e per lo sviluppo di tecnologie chiave come il motore Gecko.
Mozilla ha chiarito che la sopravvivenza di browser indipendenti come Firefox è cruciale per garantire la diversità nel mercato e fornire agli utenti scelte diverse sui motori di ricerca. "La nostra struttura economica dipende da queste entrate, e la nostra esistenza è frutto di una competizione sana", ha commentato l'azienda. Questo punto di vista riflette un forte desiderio di preservare un ecosistema digitale in cui gli utenti possano decidere liberamente quali strumenti utilizzare.
Le implicazioni per la competizione nei motori di rendering
Nel panorama attuale, i motori di rendering principali rimasti includono WebKit di Apple, Blink di Google e Gecko di Mozilla. Nonostante l'emergere di alcuni nuovi competitor, Mozilla ha messo in guardia che le misure proposte contro Google potrebbero avere ripercussioni non solo sulla competizione nei motori di ricerca ma anche nel campo dei motori di rendering. Una riduzione della concorrenza in questo ambito metterebbe a rischio non solo le entrate di Mozilla, ma anche la diversità tecnologica disponibile sul mercato.
Mozilla ha affermato che, sebbene Firefox e altri browser alternativi rappresentino una percentuale esigua delle ricerche totali, forniscono un valore significativo per gli utenti, assicurando loro scelte reali e proteggendo al contempo la loro privacy. "I browser alternativi non sono semplicemente delle opzioni ma hanno un ruolo fondamentale per garantire una concorrenza equilibrata", ha dichiarato Mozilla.
L’azienda ha infine auspicato l'adozione di misure che possano effettivamente migliorare la competitività del mercato, ponendo l’accento sull’importanza di eliminare le barriere esistenti alla concorrenza. "È necessario favorire mercati che spingano per una vera competizione, innovazione e scelte per gli utenti", è stato il messaggio conclusivo di Mozilla, evidenziando l’urgenza di trovare soluzioni strategiche che non danneggino il funzionamento di Chrome, Blink e l’intera rete.