Si può immaginare un mondo senza le ricerche effettuate attraverso Google? A primo impatto si direbbe di no, vista la preponderanza delle medesime nei costumi quotidiani. Ma l'intelligenza artificiale promette di rivoluzionare il settore.
Google è da una ventina d'anni a questa parte la prima schermata, quella del motore di ricerca, con la quale la stragrande maggioranza degli utenti si affaccia su internet. Prima dai pc desktop, poi anche da laptop, smartphone, tablet, e ogni dispositivo che possa connettersi.
Quello della ricerca su Google è un archetipo che sarebbe, in prima battuta, difficile da eliminare. È difficile infatti immaginarlo come surclassato, abbandonato, superato. Eppure, spesso si mette in ballo tale ipotesi. Il tutto è cominciato con l'avvicinamento all'uso di intelligenze artificiali da parte dell'utenza. Predominante è divenuto il tema in seguito all'ingresso di Chat GPT sul mercato e tutto ciò che ne consegue.
Non da ultimo, il fatto che la medesima AI alla base di Chat GPT si integra con altre applicazioni, il che generando una vera e propria moda nell'ultimo periodo. Come non citare poi il coinvolgimento del maggiore investitore di OpenAI, ovvero Microsoft? La casa statunitense ha integrato il sistema di Chat GPT con il proprio motore di ricerca, Bing. È vero che anche Google si sta preparando ad una contromossa dello stesso tipo, sulla scena.
Ma in tanti paventano un cambiamento di scenario. Quest'ultimo sarebbe dovuto al fatto che l'utente medio potrebbe non trovare comunque più interessante una ricerca su Google, rispetto all'utilizzo di una qualsiasi altra app con l'integrazione su riportata. Anziché fare uso del motore di ricerca, in altri termini, si ricorrerebbe ad un'app con la quale effettuare ricerche, sia scritte che orali, ma con la quale interloquire. Vediamo dunque quali scenari potrebbero aprirsi.
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Le intelligenze artificiali e i nuovi scenari della ricerca sul web
Per quanto esplicitato finora potrebbe sembrare che i motori di ricerca stiano su un fronte, e le intelligenze artificiali su tutt'altro fronte. In realtà non è proprio così. Per lungo tempo la stessa ricerca su Google è stata potenziata e agevolata proprio grazie alla progressiva implementazione dell'intelligenza artificiale.
In Google, già allo stato attuale sono gli algoritmi black-box a garantire la pertinenza, giudicata al top, fra la parola o frase digitata dall'utente e le pagine e i link proposti. Il fatto è che gli attuali mezzi promettono di scompigliare l'intero scenario della ricerca su internet, rendendola cioè profondamente differente da quella che abbiamo conosciuto sino ad ora.
DI conseguenza c'è chi ha ipotizzato un futuro, anche imminente, in cui la ricerca su Google potrebbe "passare di moda", non essere cioè la priorità che conosciamo attualmente. C'è chi ha ipotizzato addirittura un superamento totale di Google, che potrebbe pertanto scomparire dal mercato vista la concorrenza che già si profila all'orizzonte.
Il calo lamentato di Google
Ad infittire le voci in tal senso hanno indubbiamente contribuito anche le constatazioni di cali d'efficienza in quel che è il motore di ricerca per antonomasia, usato dal 90% circa del popolo di internet. Molto spesso ci si è lamentati dei suggerimenti dati da Google a completamento di una frase di ricerca, che spesso sono apparsi un po' troppo "a caso".
Vi è anche altro. Una ricerca inerente ad una particolare ricetta da ultimo uscita, o ad una recensione di un prodotto appena immesso sul mercato, ultimamente non ha dato i frutti sperati. La considerazione viene in particolare da Dmitri Brereton, ingegnere del software che si addentra nello studio specifico dei motori di ricerca.
Come ha riportato poi la cofondatrice del motore di ricerca conversazionale Andy, per ora anch'esso di nicchia ma comunque in fase di sviluppo e basato sull'AI, Angela Hoover, Google avrebbe deluso in particolare sotto due aspetti. Il primo è quello relativo agli annunci, e l'altro è quello inerente allo "spam Seo". Come sappiamo, vi sono dei criteri, oltre a quelli a pagamento per far comparire dei risultati in prima pagina Google.
Ebbene, tali criteri non sono giudicati, in determinate occasioni, come efficienti per dare all'utenza proprio quel che cercava, ma rivelandosi al contrario fuorviante. L'essere fuorviante in quelle occasioni, sarebbe stato confermato anche da altri ricercatori alla stessa Hoover. Gente che si occupa, fra le altre cose, di intelligenza artificiale e di Google.
Come reagisce Google
Il fatto che si facciano affermazioni di questa tipologia, da parte di "addetti al mestiere" e che circolano sul web, oltre anche a lamentele di utenti medi, non ha lasciato di certo indifferente la compagnia di Google. A tal riguardo, un portavoce dell'azienda ha reso noto di come la medesima sia attivamente al lavoro per migliorare progressivamente la ricerca tramite la piattaforma.
Si parla di migliaia di modifiche in un anno. Messa così, le critiche suddette potrebbero avere durata breve, intendendo cioè il programma alla base di Google come in perenne evoluzione. In merito alle critiche in materia di pubblicità, il medesimo portavoce ha fatto notare di come gli introiti generati siano fondamentali per la casa madre di Google, Alphabet.
In relazione al termine ricercato, ma anche in relazione all'estensione adoperata, gli annunci pubblicitari possono ricoprire la prima metà di schermata dei risultati di ricerca. Sempre per come fatto notare dalla parte di Google, nella persona del suo portavoce, la piattaforma è arrivata a questo livello con la pubblicità perché molto scelta dalle aziende. In ciò si è verificato un vero e proprio predominio sul mercato pubblicitario, tanto che il Dipartimento di Giustizia statunitense avrebbe preteso una cessione, da parte di Google, della sua divisione pubblicitaria.
Inerentemente poi allo spam Seo, essa è una vicenda correlata. In pratica, si risponde che sono gli stessi editori, blogger, giornalisti, a cercare di capire come funzionano i criteri di Google, e di Google in particolare, non di un motore di ricerca qualsiasi. Da qui, gli operatori del settore si affidano a consulenze specifiche e cercano di guadagnare (a seconda della grandezza dell'attività) quantomeno alcuni dollari o alcuni euro nel momento in cui un utente faccia clic sulla loro notizia.
Il motore di ricerca del resto, non può non avere un suo criterio. Che gli altri cerchino di rientrare nei relativi parametri non può che essere una conseguenza riflessa del fenomeno.
Le conclusioni sulla permanenza o meno di Google come motore di ricerca
Quanto visto sin qui farebbe preludere ad una vera e propria lotta che ci si potrebbe aspettare, più che ad un verdetto già scritto. Al momento, appare impensabile che la ricerca Google scompaia come entità, anche se vi sono stati dei segnali che, ora più che mai, ne minaccerebbero la permanenza.
Ciò era stato fatto anche in precedenza, in rilievo minore, tramite la concorrenza con altri motori di ricerca. In ogni caso, l'esito non sembra scontato, anche perché, stando agli intenti di Google, l'azienda non intende stare a guardare altri che si contendono un uso sempre più innovativo dell'intelligenza artificiale.
Da ultimo, il lancio annunciato della compagnia di Google Bard, un apposito supporto di ricerca fondato anch'esso sull'Ai e che, sulla falsariga di quanto fatto da Microsoft con Bing, proporrà un modo nuovo di affacciarsi alla ricerca sul web. In definitiva, il marchio Google non intende cedere il passo. La guerra commerciale, per come previsto, si svolgerà tutta sul terreno delle intelligenze artificiali. Google sarà anche stata indietro fino a un certo punto, ma ora intende rimontare.
Dall'altra parte però, dovrà vedersela con la concorrenza, prima fra tutte quella di Microsoft che aveva già iniziato ad investire nelle tecnologie che promettono la rivoluzione di settore. E ogni concorrente cercherà di fare il proprio ingresso, di volta in volta con un prodotto peculiare rispetto agli altri per funzionalità.
Google d'altro canto gioca in vantaggio sul piano della nomea che il suo marchio ha tra i naviganti sul web, uno zoccolo duro a dir poco solido. E i centri di sviluppo e le risorse non mancano neppure ad Alphabet, che cercherà di mettersi in linea con l'inventiva e l'innovatività mostrata dalle realtà emergenti. In parole povere, l'esito è tutt'altro che scontato.