Il Ministero della Giustizia statunitense sta conducendo un’azione contro Google, cercando di suddividere l’azienda del gruppo Alphabet in entità distinte. Quest’azione, iniziata lo scorso anno, potrebbe portare alla separazione del settore Ricerca di Google e della sua divisione pubblicitaria, con l’obiettivo di affrontare le preoccupazioni riguardo al monopolio nel mercato della ricerca online. Un verdetto cruciale è già stato emesso dal giudice Amit Mehta che, dopo un processo durato dieci settimane, ha stabilito che Google ha violato la sezione 2 del Sherman Act, rendendo difficile la concorrenza nel settore.
Le accuse di monopolio: il verdetto di Amit Mehta
Il giudice Amit Mehta ha definito Google un monopolista nel suo settore, ritenendo che le pratiche di business dell’azienda abbiano ostacolato la concorrenza. Durante le udienze, Google ha sostenuto che i propri servizi sono preferiti dagli utenti e che la sua piattaforma di ricerca è di qualità superiore rispetto a siti alternativi che offrono solo strumenti di ricerca limitati. La questione centrale è se Google stia operando secondo le regole di un mercato competitivo o se stia utilizzando la sua posizione dominante per soffocare la concorrenza.
Un aspetto particolare emerso durante il processo riguarda il contratto di Google con Apple, dove il colosso della tecnologia di Cupertino riceve il 36% delle entrate pubblicitarie generate da Google Search su Safari. Il Vice Presidente di Apple, Eddy Cue, ha testimoniato che nel 2022 l’azienda ha incassato ben 20 miliardi di dollari da Google come pagamento per essere il motore di ricerca predefinito sul browser Safari. Questo ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti sul fatto che tali somme possano limitare le opportunità per altri competitor di diventare il motore di ricerca predefinito su dispositivi Apple.
La posizione di Google e le sue difese
Google, dall’altra parte della barricata, ha difeso la sua consolidata posizione di mercato, affermando che le sue offerte non hanno eguali e che la preferenza degli utenti per il suo servizio giustifichi la sua attuale dominanza. L’azienda ha sottolineato che non è giusto paragonare la sua piattaforma di ricerca con siti che dispongono solo di strumenti di ricerca che non accedono ai risultati web completi. Nel suo contesto, Google cerca di mantenere la narrativa che non ci sia vero monopolio, ma piuttosto una preferenza degli utenti per un prodotto di qualità .
Tuttavia, il Ministero della Giustizia ha continuato a fare pressione anche sulla divisione pubblicitaria di Google, che consente di pubblicare annunci mirati basati su query di ricerca, cronologia di navigazione e dati demografici. Le azioni potrebbero includere la richiesta a Google di cedere il suo browser Chrome e di interrompere i consistenti pagamenti per essere il motore di ricerca predefinito su dispositivi come l’iPhone, scelte che potrebbero alterare radicalmente il panorama competitivo.
Prossimi sviluppi e futuri processi
Un’altra udienza è prevista ad aprile, per determinare quali misure correttive possano essere appropriate, mentre la pronuncia finale dovrebbe arrivare ad agosto 2025. Fonti vicine alla vicenda indicano che Google avrebbe avuto un incontro con rappresentanti del governo, cercando di fermare le trattative per la separazione della sua unità di ricerca, una mossa che il colosso di Mountain View ritiene fondamentale per il suo futuro.
Intanto, l’attenzione si concentra sulla figura di Donald Trump, che si sarebbe detto intenzionato a ridurre il numero di casi antitrust portati avanti dal Ministero della Giustizia durante il mandato di Joe Biden. I commentatori del settore affermano che la causa antitrust relativa a Google Search potrebbe essere un tema di particolare interesse per l’ex presidente, suggerendo che potrebbe entrare in gioco in questa battaglia legale.