L’uso dell’intelligenza artificiale nelle valutazioni delle performance lavorative: la nuova normalità di Shopify

L’introduzione dell’intelligenza artificiale in azienda richiede ai dipendenti nuove competenze, mentre le preoccupazioni per l’occupazione aumentano. Shopify promuove l’uso responsabile dell’AI come requisito fondamentale per il lavoro.

Nel contesto lavorativo odierno, l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa sta rivoluzionando le dinamiche professionali. Non si tratta più solo di svolgere i propri compiti, ma di dimostrare competenze nell’utilizzo degli strumenti tecnologici avanzati. Shopify, azienda leader nel settore del software e-commerce, ha deciso di puntare sul potenziamento delle capacità dei propri dipendenti nell’ambito dell’AI, rendendo questa competenza un requisito fondamentale nel prossimo ciclo di valutazioni delle performance.

Il messaggio del CEO di Shopify sulla necessità di un’adeguata preparazione

Tobi Lutke, CEO di Shopify, ha pubblicato una comunicazione interna che è stata successivamente diffusa online, nella quale sottolinea che la competenza nell’uso dell’intelligenza artificiale è diventata un’aspettativa imprescindibile per tutti i membri del team. Con circa 8.100 dipendenti nel 2024, l’azienda intende incentivare l’utilizzo responsabile di strumenti come ChatGPT di OpenAI e Gemini di Google, considerandoli non solo come opzioni, ma come elementi essenziali per l’efficienza lavorativa. Lutke ha specificato che è fondamentale condividere le esperienze acquisite, rendendo i riscontri e le dimostrazioni pratiche dell’uso dell’AI parte integrante della cultura aziendale.

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Questa iniziativa evidenzia un cambiamento radicale nel modo in cui le aziende valutano le capacità dei propri dipendenti. La richiesta di dimostrare l’incapacità dell’AI di soddisfare determinate esigenze prima di procedere a nuove assunzioni potrebbe prefigurare un futuro lavorativo nel quale i posti di lavoro sono sempre più a rischio di automazione. Le preoccupazioni che emergono da un recente sondaggio del Pew Research Center evidenziano come il 64% degli adulti americani teme che la crescita dell’AI porti a una diminuzione dei posti di lavoro.

Le preoccupazioni sui posti di lavoro nell’era dell’AI

Il tema dell’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione è di forte attualità e suscita opinioni contrapposte. A dispetto delle paure per una potenziale sostituzione dei lavoratori, Nicole Sahin, fondatrice e CEO di G-P, un’agenzia globale di assunzioni, ha affermato che le aziende continuano a cercare nuovi talenti. Secondo Sahin, le possibilità di assunzione non stanno diminuendo, ma la profilazione dei candidati si sta adattando alle nuove esigenze tecnologiche e ai requisiti di flessibilità e creatività. I lavoratori devono integrare le proprie competenze con la capacità di utilizzare strumenti generativi per emergere nel mercato del lavoro.

L’esigenza di adattamento emerge anche dall’analisi di un sondaggio condotto tra 3.000 dirigenti e professionisti HR: circa il 91% dei partecipanti ha manifestato l’intenzione di intensificare gli sforzi per implementare soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. Questa situazione segna un passaggio verso una “nuova normalità” nel mondo del lavoro, in cui ci si aspetta che i dipendenti siano pronti a esplorare e sperimentare con la tecnologia, ricercando un approccio proattivo piuttosto che reattivo.

L’adozione e le difficoltà nel riconoscere l’utilità dell’AI

Nonostante l’emergere di strumenti di intelligenza artificiale, una significativa parte della forza lavoro sembra non aver ancora abbracciato completamente queste tecnologie. Un sondaggio di Gallup ha rivelato che solo il 30% dei giovani adulti della Generazione Z ha dichiarato di utilizzare l’AI sul lavoro, mentre oltre la metà degli intervistati ha indicato l’assenza di una politica formale sull’AI nella propria azienda. Inoltre, molti dipendenti non percepiscono alcun vantaggio tangibile nell’uso dell’intelligenza artificiale a causa di una mancanza di strategie chiare e obiettivi definiti.

Il report pubblicato dalla società di consulenza Coastal ha rilevato che circa la metà dei leader aziendali non ha visto un ritorno misurabile sugli investimenti in AI, evidenziando una crepa tra la teoria e la pratica. Senza un allineamento strategico e risultati concreti, l’intelligenza artificiale rischia di rimanere un’opzione interessante ma isolata, piuttosto che una componente integrata delle operazioni quotidiane.

Le sfide nell’applicazione dei sistemi di AI

Lutke ha chiarito che le competenze per sfruttare efficacemente l’AI devono diventare parte integrante del lavoro quotidiano in azienda. Tuttavia, esistono criticità legate all’affidabilità di strumenti generativi come ChatGPT. Questi sistemi, spesso soggetti a “allucinazioni” , non possono essere considerati infallibili. Questo crea un’esigenza fondamentale di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo ponderato e critico.

Sahin ha raccomandato l’impiego di strumenti specializzati e più affidabili, capaci di fornire risposte corrette e verificabili, orientandosi verso un lavoro di maggiore qualità. Gli impiegati sono ora chiamati non solo ad adottare l’AI, ma anche a sviluppare una capacità critica per individuare e correggere eventuali errori, rendendo l’apprendimento delle competenze necessarie per l’uso dell’AI una parte indispensabile della propria professione.

L’era dell’intelligenza artificiale introduce sfide e opportunità, e la volontà di apprendere e adattarsi è essenziale per affrontare il futuro del lavoro.

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