LinkedIn sotto accusa: causa legale per la condivisione di dati privati con terze parti

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Un recente caso legale ha messo sotto i riflettori LinkedIn, piattaforma di networking professionale di proprietà di Microsoft, accusata di aver violato la privacy degli utenti. I documenti legali affermano che la società ha condiviso messaggi privati e dati sensibili con terze parti per addestrare sistemi di Intelligenza Artificiale. Questo sviluppo solleva interrogativi sul modo in cui le piattaforme digitali gestiscono i dati degli utenti e sull'adeguatezza delle loro politiche di privacy.

La modifica delle impostazioni sulla privacy di LinkedIn

Le controversie attorno a LinkedIn sono emerse in seguito a modifiche delle impostazioni sulla privacy introdotte nel mese di agosto. Secondo le accuse, la piattaforma avrebbe implementato una nuova voce nelle impostazioni, che consentiva la condivisione dei dati con terze parti specializzate nell'addestramento dell’Intelligenza Artificiale. Questo passaggio sarebbe avvenuto senza un adeguato avviso agli utenti, che potrebbero non aver compreso le nuove condizioni di utilizzo e la possibilità che i loro dati personali venissero utilizzati in questo contesto.

Inoltre, i documenti legali segnalano che LinkedIn avrebbe aggiornato la propria documentazione, comprese le FAQ, per inserire tale informazione, sostenendo la legittimità dell’utilizzo di dati per l'addestramento dell’AI. Tuttavia, gli accusatori evidenziano come parti di questi dati fossero già in uso per lo stesso scopo prima dell'introduzione di questa nuova impostazione. Le accuse, dunque, pongono l'accento su una possibile violazione delle politiche di trattamento dei dati, in quanto gli utenti potrebbero non essere stati informati adeguatamente riguardo alle nuove destinazioni d'uso delle loro informazioni personali.

La difesa di LinkedIn e le implicazioni legali

In risposta alle accuse, un portavoce di LinkedIn ha categoricamente negato le affermazioni, definendole false e prive di fondamento. La società ha ribadito che le modifiche apportate non riguardano le normative europee, britanniche e svizzere. In questo contesto, la questione solleva interrogativi non solo sulla legalità delle azioni di LinkedIn, ma anche sull'intero panorama della privacy digitale e della responsabilità delle aziende riguardo alla protezione dei dati degli utenti.

Gli avvocati che rappresentano gli utenti chiedono un risarcimento di 1.000 dollari per ogni persona coinvolta nella causa, sottolineando la gravità della situazione e il potenziale danno subito dai consumatori a causa della condivisione non autorizzata dei loro messaggi privati. Questo caso potrebbe rappresentare un precedente importante per altri soggetti operanti nel settore tecnologico, che si troveranno a dover rivedere le loro politiche di gestione dei dati e trasparenza nei confronti degli utenti.

Eccezioni precedenti e contesto dell’Intelligenza Artificiale

La questione della privacy è diventata particolarmente rilevante nel contesto dell’Intelligenza Artificiale, un campo in rapida evoluzione che ha già visto controversie significative. Solo lo scorso anno, LinkedIn era stata costretta a risarcire oltre 6,6 milioni di dollari a causa di accuse simili relative alla manipolazione del numero delle visualizzazioni degli annunci. La storia recente di LinkedIn dimostra come le aziende, nel tentativo di ottimizzare i propri servizi e guadagni, possano incorrere in problemi legali legati al trattamento dei dati degli utenti.

In particolare, la questione dell'addestramento dell’AI ha suscitato preoccupazioni. I casi legali, come quello che ha coinvolto il New York Times contro OpenAI e Microsoft, evidenziano come le aziende possano non avere scrupoli nell'utilizzare dati raccolti da fonti non sempre chiaramente autorizzate. Questo scenario pone interrogativi non solo sulla trasparenza delle pratiche aziendali, ma anche sulla necessità di normative più stringent per proteggere i dati dei consumatori in un’era in cui l’Intelligenza Artificiale svolge un ruolo sempre più centrale.

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