La questione di un iPhone prodotto negli Stati Uniti continua a suscitare dibattiti accesi, nonostante Apple abbiano ripetutamente evidenziato le difficoltà insormontabili di questa idea. Recentemente, il Financial Times ha approfondito la questione, svelando i motivi per cui questa ambizione, seppur affascinante, resta irrealizzabile.
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Le radici del sogno made in USA
L’idea di produrre iPhone negli Stati Uniti non è nuova. Risale a oltre dieci anni fa, ma ha riacquistato slancio nel 2016, quando Donald Trump esortò l’azienda a insediarsi nel proprio Paese. All’epoca, il Massachusetts Institute of Technology effettuò delle analisi, dimostrando che trasferire la produzione negli Stati Uniti avrebbe avuto un impatto economico limitato. Tale impatto è dovuto al fatto che, se la produzione fosse avvenuta in territorio americano, sarebbe stata quasi totalmente automatizzata, con una conseguente difficile creazione di posti di lavoro.
Numerosi esperti nel settore non si sono limitati a discutere della questione, incluso un ex ingegnere di produzione di Apple, il quale ha messo in luce la scarsa praticabilità dell’idea di un iPhone realizzato negli Stati Uniti.
Le sfide logistiche della produzione in USA
Recentemente, il Financial Times ha realizzato un’analisi approfondita dei componenti costitutivi di un iPhone, rivelando che i modelli più recenti contengono ben 2.700 parti. Molte di queste non verrebbero riconosciute come singoli pezzi durante un’analisi, poiché ciò che vediamo come un’unità è in realtà composto da numerosi elementi distinti.
Al momento, oltre 700 siti di produzione sono coinvolti nella fabbricazione dei componenti per un iPhone. Di questi, solo 30 fornitori di Apple operano al di fuori della Cina. Questa è una delle ragioni principali per cui l’idea di produrre negli Stati Uniti è estremamente difficile da realizzare: i produttori cinesi sono geograficamente vicini e collaborano strettamente per produrre i pezzi necessari. È stato un processo che ha richiesto decenni di sviluppare catene di fornitura complesse, e replicare tale rete altrove nel mondo richiederebbe lo stesso tempo.
Alcuni componenti dell’iPhone, come il vetro del display e i laser per il Face ID, sono prodotti negli Stati Uniti, ma anche questa situazione non racconta l’intera storia. Ad esempio, il vetro per il display è realizzato negli Stati Uniti, ma gli elementi che lo rendono un touchscreen, come il display retroilluminato e il strato che consente l’interazione, sono per lo più prodotti in Corea del Sud e assemblati in Cina.
Aspetti politici e investimenti
Secondo il Financial Times, spostare la produzione negli Stati Uniti non solo sarebbe complicato dal punto di vista logistico, ma anche politicamente poco sensato. Attualmente, l’amministrazione di Trump sta esercitando pressioni su Apple per far compiere questa mossa. Tuttavia, anche se l’azienda decidesse di farlo, i tempi necessari per un cambiamento di questo tipo sarebbero così lunghi che non ci si aspetta che si concretizzino prima della fine del mandato attuale. Andy Tsay, professore di sistemi informativi presso la Santa Clara University, sottolinea che non ha senso rispondere alle richieste di un presidente che potrebbe essere fuori dalla scena in meno di quattro anni.
L’attuale sistema politico statunitense, dove tutto può cambiare ogni quattro anni, non favorisce gli investimenti aziendali. Le aziende, infatti, necessitano di stabilità per pianificare investimenti a lungo termine.
Una lettura affascinante
L’articolo completo del Financial Times offre un’analisi approfondita e interessante sulle complessità della produzione degli iPhone e su perché il sogno di un modello interamente americano rimarrà pressoché irrealizzabile nel breve termine. Un reportage che si distingue per i dettagli e la chiarezza, fornendo un quadro completo sulla questione.