Un’importante udienza si è svolta mercoledì alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dove è stata messa in discussione la legalità del Universal Service Fund , un programma che ogni anno spende oltre 8 miliardi di dollari per garantire ai cittadini americani a basso reddito e delle aree rurali l’accesso a servizi di telefonia e internet. Questo fondo è essenziale per scuole, biblioteche e ospedali che operano in contesti svantaggiati.
La sfida legale, portata avanti dall’organizzazione conservatrice Consumers’ Research nel 2022, colpisce un nervo scoperto in un momento critico, mentre l’amministrazione Trump sollecita cambiamenti drastici in un progetto di investimento di 42 miliardi di dollari mirato all’infrastruttura di banda larga nelle zone rurali. Le conseguenze della decisione della Corte sul caso dell’USF potrebbero rivelarsi fondamentali e influenzare i sussidi per la banda larga, che esistono da trent’anni.
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La percezione dei giudici sul programma
Adam Crews, professore di legge presso la Rutgers University, ha condiviso la sua impressione positiva sull’udienza, affermando che la situazione si è rivelata favorevole per il governo, contrariamente a quanto ipotizzato all’inizio. Durante l’udienza, i giudici liberali, insieme a Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh, non hanno mostrato segni di convincimento nei confronti dell’argomentazione secondo cui il programma sarebbe illegittimo o non controllato dal Congresso.
Il programma USF è stato nel mirino dei conservatori per un periodo prolungato, in particolare nel contesto del Project 2025, una linea guida conservatrice che l’amministrazione Trump sta attuando con vigore. Brendan Carr, commissario della FCC nominato in quella fase, ha suggerito l’implementazione di un nuovo meccanismo di finanziamento, in cui le grandi aziende tecnologiche contribuirebbero invece delle compagnie telefoniche.
Il programma USF e le sue implicazioni
Il contributo aggiuntivo che si può osservare sulle bollette telefoniche da parte degli utenti serve a finanziare il programma. Le aziende di telecomunicazioni raccolgono i fondi, ma spesso trasferiscono il costo agli utenti finali. Questo è il punto cruciale contestato da Consumers’ Research, secondo cui la tassa USF è effettivamente una forma di imposizione fiscale, e spetta solo al Congresso decidere in merito.
Il nocciolo della questione è costituito dal concetto di “servizio universale”, enunciato nella Comunicazione Act del 1934, che stabilisce che “tutti gli americani devono avere accesso a un servizio di comunicazione nazionale rapido ed efficiente a prezzi ragionevoli.” Con la revisione del 1996, il programma USF ha ampliato la definizione di servizio universale per includere anche la banda larga, andando oltre le sole linee telefoniche.
Le aspettative per il futuro
Attualmente, è difficile prevedere come si evolverà la situazione e quali saranno le conseguenze della sentenza della Corte Suprema, attesa per la fine di giugno. Se la Corte decidesse di mantenere in vigore il sistema di finanziamento USF tramite le bollette telefoniche, il programma potrebbe continuare a operare come negli ultimi anni. Tuttavia, esperti come Blair Levin, ex capo di gabinetto della FCC, avvertono che il modello di finanziamento attraverso le bollette è insostenibile a lungo termine.
Levin ha sottolineato come, nonostante le sfide economiche già delineate da due amministrazioni precedenti, non siano stati attivati provvedimenti concreti. Se la Corte dovesse ritenere illegittimo il meccanismo di finanziamento attuale, si aprirebbero diverse strade: si potrebbe dare al Congresso e alla FCC la possibilità di riformare il programma o di trovare fonti di finanziamento alternative.
Questa questione rappresenta un crocevia cruciale, non solo per i servizi internet nelle comunità rurali e a basso reddito, ma per l’intero assetto della comunicazione negli Stati Uniti. L’epilogo di questa vicenda, che potrebbe determinare il destino di bilioni di dollari e l’accesso dei più vulnerabili ai servizi essenziali, è atteso con crescente interesse e, non meno importante, con ansia da parte delle comunità che dipendono fortemente da questi sussidi.