Negli ultimi giorni, il vice-presidente degli Stati Uniti, JD Vance, ha lanciato un avvertimento all’Europa riguardo all’adozione di normative “troppo precauzionali” sull’intelligenza artificiale. Questo avvertimento arriva mentre gli Stati Uniti e il Regno Unito decidono di non firmare una dichiarazione, sottoscritta da circa sessanta nazioni, finalizzata a garantire che questa tecnologia sia “sicura, protetta e affidabile”.
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Gli Stati Uniti e il vertice sull’intelligenza artificiale a Parigi
Il vertice sull’intelligenza artificiale tenutosi a Parigi ha visto la partecipazione di numerosi leaders mondiali e figure del settore tecnologico. Durante questo incontro, i rappresentanti di quasi sessanta nazioni hanno raggiunto un accordo sulla necessità di stabilire un framework normativo internazionale per l’intelligenza artificiale. Tuttavia, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno scelto di non unirsi a questo consenso, evidenziando un atteggiamento che sembra riflettere la volontà di mantenere una posizione di superiorità nel campo dell’innovazione tecnologica.
Il vice-presidente ha dichiarato: “L’amministrazione Trump assicurerà che i sistemi di AI più potenti vengano sviluppati negli Stati Uniti, utilizzando chip progettati e prodotti in America”. Grazie a queste parole, Vance ha lasciato intendere che gli Stati Uniti mirano a fare della propria nazione il leader indiscusso nel settore dell’AI, con investimenti significativi nel mercato tecnologico.
La dichiarazione sul summit e le reazioni
La dichiarazione rilasciata al termine del summit richiede che l’intelligenza artificiale sia “aperta, inclusiva, trasparente, etica, sicura e affidabile”, tenendo conto delle normative internazionali. Anche se l’impegno sottoscritto è di natura non vincolante, sia gli Stati Uniti che il Regno Unito avevano già firmato simili dichiarazioni nelle passate edizioni del vertice.
Tuttavia, per il nuovo governo americano, la priorità rimane la politica dell’“America First”. Questo approccio nazionale ha spinto alcuni esponenti vicini all’esecutivo britannico a commentare che il linguaggio della dichiarazione era ritenuto “troppo restrittivo”. La posizione più rigida degli Stati Uniti indica una crescente competizione, in particolare con la Cina, nel settore della tecnologia e sviluppo dell’intelligenza artificiale.
La competizione globale e l’avanzamento della Cina
La competizione in campo tecnologico è diventata sempre più intensa, particolarmente con gli sviluppi che riguardano la Cina. Quest’ultima sta avanzando in ambiti cruciali come la produzione di chip, i cosiddetti modelli fondazionali e i chatbot di intelligenza artificiale. Recentemente, l’emergere di un modello di AI a basso costo da un laboratorio di ricerca cinese chiamato DeepSeek ha sorpreso aziende di Silicon Valley come OpenAI, le quali credevano di avere un vantaggio decisivo nel settore.
Con questa crescente competizione, il colosso statunitense deve navigare con attenzione le proprie politiche e strategie riguardanti le alleanze internazionali e la regolamentazione. Vance ha affermato che gli Stati Uniti sono interessati a stabilire partnership con altri paesi, ma ha anche sottolineato la necessità di strutture regolamentari che promuovano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale anziché limitarlo.
L’Europa e i piani di investimento in intelligenza artificiale
Nel contesto di questo confronto globale, l’Europa sta cercando di consolidare la propria posizione nel settore dell’intelligenza artificiale, per non dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti o dalla Cina. Durante il summit, i leader europei e le aziende hanno presentato piani per investire circa 200 miliardi di euro in centri di dati e cluster di calcolo, con l’obiettivo di sostenere gli sforzi della regione nel campo dell’intelligenza artificiale.
Questo impegno fiscale mira a posizionare l’Europa come un attore rilevante nel panorama globale dell’AI. Sebbene la sfida rappresentata dalla tecnologia cinese e americana sia evidente, l’Unione Europea sta lavorando per costruire un ecosistema tecnologico robusto, puntando su investimenti che facilmente potrebbero trasformare il mercato dell’intelligenza artificiale nel continente, proteggendo nel contempo i cittadini e preservando valori fondamentali. La determinazione dell’Europa in questo campo riflette un desiderio di essere non solo parte della discussione globale sull’AI, ma anche un protagonista attivo nelle sue future evoluzioni.