Indagini su Amazon: tre manager coinvolti in una presunta frode fiscale da miliardi

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La Procura di Milano ha avviato un'inchiesta a carico di Amazon e di tre dei suoi manager, accusati di una frode fiscale miliardaria legata a vendite online effettuate in Italia tra il 2019 e il 2021. Questa situazione si inserisce in un contesto già controverso per il gigante dell'e-commerce, il quale è stato precedentemente coinvolto in altre indagini che sollevano interrogativi sull'adeguatezza dei suoi comportamenti fiscali. Le conseguenze di questo scandalo potrebbero avere ripercussioni significative non solo sul business dell'azienda in Italia, ma anche sul suo modello operativo in tutta Europa.

I dettagli dell'inchiesta

Il presunto danno erariale ammonta a un miliardo e duecento milioni di euro, cifra che ha portato alla scottante indagine aperta dalla Procura di Milano. La Guardia di Finanza di Monza ha rilevato che, includendo eventuali sanzioni e interessi dovuti all'erario, la somma potrebbe addirittura raggiungere i tre miliardi di euro. Una cifra che, se confermata, farebbe di questo caso uno dei più ingenti nella storia recente delle indagini fiscali in Italia.

Il PM Elio Ramondini sta dirigendo le indagini, focalizzandosi sull'algoritmo predittivo utilizzato da Amazon e sul presunto mancato rispetto delle normative fiscali. Si sostiene che l'azienda non abbia comunicato all'Agenzia delle Entrate i dati riguardanti i venditori extraeuropei, prevalentemente cinesi, che pubblicano i propri articoli sul marketplace italiano. Questo comportamento potrebbe violare le normative fiscali italiane riguardanti il pagamento dell’IVA al 22% sui beni venduti.

Le vendite online in Italia rappresentano una parte fondamentale del business di Amazon, e la rilevanza dei venditori cinesi nel mercato nazionale è un fattore che non può essere trascurato. Analisi condotte da strumenti come il computer “Sogei” evidenziano che oltre il 70% delle vendite online del gigante dell'e-commerce sono attribuibili a fornitori cinesi. Questo scenario non solo complica il lato fiscale della questione, ma evidenzia anche le possibili tensioni geopolitiche tra Italia, Stati Uniti e Cina.

La posizione di Amazon

Di fronte a tali accuse, Amazon prende una posizione difensiva, sostenendo che i propri standard operativi rispettino le normative fiscali vigenti. Il colosso dell'e-commerce ha fatto riferimento a una risposta già fornita in precedenza all’Agenzia delle Entrate, la quale, secondo l'azienda, non dimostrebbe alcuna irregolarità nelle pratiche fiscali adottate.

Amazon sottolinea anche che nessun altro Stato europeo ha sollevato contestazioni simili fino a ora, difendendo così la propria posizione legale. Argomenta che le vendite effettuate a distanza non dovrebbero essere assimilate a quelle provenienti da stoccaggi già esistenti nei magazzini italiani. Con un tale approccio, l'azienda cerca di dissuadere le autorità competenti dall'adottare misure punitive aggressive.

La somma contestata, che raggiunge cifre stratosferiche, è emblematicamente pari all'importo totale recuperato da altre inchieste fiscali condotte dalla Procura di Milano negli ultimi sei anni. Vista la gravità e la complessità della situazione, il percorso per giungere a un esito conclusivo appare lungo e tortuoso, estendendo l'incertezza non solo sul futuro dell'azienda in Italia, ma sull'intero panorama del commercio online europeo.

Resta quindi da monitorare come si evolve questa vicenda, che rappresenta un caso emblematico nelle relazioni tra grandi corporazioni e le normative fiscali nei vari Paesi.

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