Il governo britannico propone nuove regole sul copyright, la cultura si mobilita contro l’AI

La proposta del governo britannico sul copyright per l’intelligenza artificiale suscita proteste tra artisti e creatori, evidenziando il conflitto tra diritti d’autore e necessità delle aziende tecnologiche.

La questione del copyright in relazione all’intelligenza artificiale ha sollevato un grande dibattito nel Regno Unito, in particolare dopo che il governo ha avanzato una proposta di modifica legislativa. Tale proposta mira a trovare un equilibrio tra i diritti degli artisti e l’esigenza delle aziende tecnologiche di accedere ai dati per l’addestramento dei loro modelli AI. Questo articolo esplora le dinamiche attuali, compresi i motivi della protesta degli artisti e il contesto normativo europeo.

La proposta vitale per il futuro del copyright

Il governo britannico ha presentato una proposta di modifica alla legge sul copyright, con l’intento di adattare le normative alle sfide poste dal rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale. Le aziende che operano in questo settore necessitano di enormi quantità di dati per addestrare i loro modelli, e quest’esigenza frequentemente collide con i diritti di proprietà intellettuale. I contenuti protetti da copyright, che includono giornali, opere musicali, libri e immagini, rappresentano una risorsa fondamentale per questa attività.

Tuttavia, l’attuale legislazione crea un ambiente di incertezza per gli autori, che faticano a controllare come le loro opere vengano utilizzate nei processi di apprendimento automatico. Il governo riconosce che le normative attualmente in vigore sono considerate “controverse”, evidenziando la difficoltà sia per i titolari dei diritti di monetizzare le proprie creazioni, sia per le aziende AI di operare in un contesto normativo complesso. La nuova proposta introduce il concetto di “opt-out”, permettendo l’uso di dati online, a meno che l’autore non espliciti un divieto. Questo meccanismo è pensato per semplificare l’approccio delle aziende nei confronti dei contenuti.

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La creazione di questa legislazione cerca un compromesso, bilanciando le legittime richieste di compensazione degli autori con la necessità di promuovere l’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale. Il governo ha sottolineato che un cambiamento è essenziale per permettere alle industrie creative e tecnologiche di esprimere il loro pieno potenziale.

La protesta degli artisti: un grido di allerta

In risposta alla proposta del governo, numerosi artisti e creator hanno sollevato il loro dissenso. La campagna “Make it Fair” ha riunito molti protagonisti del panorama culturale britannico, evidenziando le preoccupazioni riguardo all’adeguatezza della nuova legislazione.

Il movimento ha trovato ampio supporto anche sui principali quotidiani del Regno Unito, che hanno dedicato le loro prime pagine al messaggio di protesta. Oltre il simbolico album “Is This What We Want?”, realizzato da più di mille musicisti e completamente muto, gli artisti hanno messo in evidenza quanto possa essere deleterio un sistema che non protegge le loro opere davanti all’avanzare della tecnologia. La loro preoccupazione si concentra principalmente sulla possibilità che i contenuti creativi vengano utilizzati senza un adeguato compenso.

Il rischio, secondo i critici, è che la nuova proposta di legge favorisca le aziende di intelligenza artificiale, consentendo loro di utilizzare opere senza riconoscere i diritti degli autori. Ciò non solo minerebbe la sostenibilità dei creatori, ma avrebbe anche un impatto negativo su una varietà di industrie culturali, già messe a dura prova da altri cambiamenti economici e tecnologici.

Riferimenti e differenze con le normative europee

Un confronto con l’AI Act europeo rivela come anche lì esista la possibilità di un “opt-out”. Tuttavia, mentre il regolamento europeo richiede che i fornitori di modelli di intelligenza artificiale ottengano approvazioni dai titolari dei diritti, la proposta britannica sembra spostare il carico dell’approvazione sugli artisti, imponendo loro di dichiarare attivamente la non disponibilità dei propri contenuti.

Questo approccio genera un forte dissenso, in quanto obbliga i creativi a monitorare costantemente la diffusione delle proprie opere online. Inoltre, l’AI Act include riferimento a leggi sul copyright, sottolineando che le norme stabilite nel 2019 non hanno tenuto conto dell’esplosione dell’AI generativa. Così, manca un quadro legale che risponda alle esigenze odierne e gli artisti continuano a sentirsi vulnerabili in un contesto legislativo che non offre la protezione necessaria.

Le associazioni culturali quindi stanno facendo fronte comune per richiedere una trasparenza maggiore sulla regolamentazione del copyright e una protezione robusta per il lavoro creativo, evidenziando che senza supporto adeguato, il futuro della creatività britannica potrebbe trovarsi in grave pericolo.

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