Il chatbot storico Eliza risorto: dopo 60 anni riemerge il codice originale dal MIT

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Il celebre chatbot Eliza, considerato il primo nel suo genere, ha ritrovato vita dopo sei decenni grazie al recupero del suo codice originale, precedentemente ritenuto perduto per sempre. Questo codice è stato ritrovato negli archivi del Massachussets Institute of Technology di Boston, dove era conservato tra documenti polverosi. Questa scoperta offre un'incredibile opportunità di esplorare i fondamenti dell'intelligenza artificiale e le idee di chi ha aperto la strada a tecnologie che oggi fanno parte della nostra quotidianità.

La nuova vita di Eliza: storia e funzionamento

Eliza è stata concepita dall'informatico Joseph Weizenbaum nel 1965, il quale la sviluppò per simulare conversazioni durante sedute di terapia. Il chatbot utilizza un approccio innovativo, progettato per imitare un terapeuta rogersiano, un metodo che stimolava la comunicazione e si basava sull'ascolto attivo. Weizenbaum scelse il nome Eliza Doolittle in omaggio al personaggio dell'opera teatrale "Pigmalione". Il software era inizialmente costruito utilizzando un linguaggio di programmazione inventato dallo stesso Weizenbaum, il Michigan Algorithm Decoder Symmetric List Processor , prima che venisse rapidamente tradotto in Lisp, un linguaggio di programmazione allora emergente.

La versione vintage di Eliza si è diffusa enormemente, specialmente con l'espansione di Internet, sebbene fosse presto soppiantata da copie moderne. Nonostante il suo fascino duraturo, il suo codice originale sembrava essere andato perduto fino al 2021. Il ritrovamento, ad opera di Jeff Shrager e Myles Crowley, ha riacceso l'interesse per la figura di Weizenbaum e per le capacità di Eliza, avviando un lavoro di restauro del codice.

Il team che ha restaurato Eliza ha mantenuto l'integrità del codice originale, anche se non senza problemi: sono stati riscontrati errori, tra cui quello per cui il programma si arresta se l'utente inserisce un numero. Nonostante i bug, gli scienziati hanno deciso di lasciare il codice invariato per preservare l'autenticità dell'artefatto storico.

Riflessioni e impatti del chatbot Eliza

Le opinioni di Shrager riguardo a Eliza non si limitano al restituito funzionamento del chatbot. Secondo lui, l'analisi del codice è importante per capire come i pionieri dell'intelligenza artificiale concepivano le macchine e le loro interazioni con gli esseri umani. Eliza rappresenta un simbolo degli inizi dell'IA e offre uno spaccato delle aspirazioni e delle paure associate a queste nuove tecnologie. Conoscere il pensiero di chi ha creato il software è un modo per comprendere meglio l'evoluzione dell'intelligenza artificiale.

Il fenomeno dell’“Effetto Eliza” è un aspetto intrigante del design originale. Esso descrive come gli utenti tendano ad attribuire a software come Eliza una maggiore intelligenza di quanto realmente possiedano. Weizenbaum stesso è rimasto colpito da come gli utenti, inclusi professionisti, potessero percepire Eliza come un'entità autonoma e consapevole, mostrandosi anche vulnerabili verso il programma, rivelando pensieri e sentimenti.

L'importanza della preservazione delle tecnologie storiche

La riemersione del codice di Eliza ha suscitato alcune considerazioni sulla necessità di preservare la storia dell'informatica. David Berry, professore di Digital Humanities, sottolinea l'importanza di salvaguardare e valorizzare i reperti dell'era pionieristica in quanto parte integrante del nostro patrimonio culturale. Ignorare le prime innovazioni tecnologiche equivale a perdere tracce significative della nostra evoluzione sociale e culturale. Berry esprime il suo rammarico per una tendenza a considerare obsoleto ciò che è di valore storico, sottolineando che se non ci impegniamo nella conservazione di questi artefatti, rischiamo di dimenticare gli equivalenti digitali delle opere d'arte più celebri nel mondo.

Questa scoperta rappresenta non solo un tributo al genio di Weizenbaum, ma anche un richiamo a riflettere sul valore storico e culturale delle tecnologie che hanno contribuito a plasmare il nostro presente.

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