I gesti del lettore di impronte digitali sui vecchi smartphone: un ricordo prezioso

L’evoluzione dei lettori di impronte digitali negli smartphone ha portato all’abbandono delle gestualità posteriori, un tempo pratiche e intuitive, a favore di sensori in-display più moderni.

Negli ultimi anni, i lettori di impronte digitali in-display sono diventati un elemento distintivo dei principali smartphone Android. Questa tecnologia ha fatto notevoli progressi, con modelli di alta gamma che ora utilizzano sensori ad ultrasuoni in grado di sbloccare il dispositivo rapidamente anche in presenza di dita umide. Tuttavia, recenti esperienze mi hanno portato a riconsiderare l’uso delle gestualità legate ai lettori di impronte digitali posizionati sul retro, un’innovazione che ha caratterizzato gli smartphone di un’epoca passata, in particolare il Samsung Galaxy S8.

Un’opzione di sblocco non solo biometrica

Negli smartphones della fascia media e alta degli anni compresi tra il 2010 e il 2019, era comune trovare lettori di impronte posizionati sul retro, come nel caso del Galaxy S8, S9, LG G6 e HUAWEI P9. Un pioniere di questa pratica è stato il HUAWEI Mate S, il primo dispositivo a introdurre i gesti tramite il sensore di impronte. Questo concetto ha catturato la mia attenzione e da allora l’ho trovato estremamente utile.

Tra le varie azioni rese possibili, il gesto di scorrere verso il basso sul lettore per far apparire la tendina delle notifiche era, senza dubbio, il mio preferito. Questa funzione si rivelava particolarmente pratica per i phablet, poiché permetteva di controllare rapidamente le notifiche o accedere alle impostazioni rapide senza dover compiere movimenti riservati. Allo stesso modo, un veloce gesto verso l’alto chiudeva la tendina, rendendo il processo molto semplice e intuitivo.

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Si può notare che l’uso dei gesti sul lettore di impronte era comune tra gli utenti: un sondaggio tra i possessori di smartphone di quel periodo ha mostrato che ben il 67% degli intervistati li utilizzava frequentemente, mentre altri si limitavano a usarli saltuariamente.

Le funzionalità aggiuntive dei gesti

HUAWEI ha saputo sfruttare ulteriormente i lettori di impronte per fornire altre azioni utili. Attraverso un gesto di pressione e tenuta, era possibile scattare fotografie, spegnere allarmi o rispondere a chiamate. Mi ha sempre colpito la facilità di scattare selfie utilizzando il lettore, un’opzione davvero vantaggiosa rispetto alla tradizionale pressione del pulsante sullo schermo. Anche se il gesto di scorrere per visualizzare le foto non mi appassionava particolarmente, era comunque un’aggiunta interessante.

Questo approccio non è passato inosservato e Google, nel 2016, ha deciso di adottare i gesti dei lettori di impronte sul suo primo modello Pixel e sul Pixel XL. Fino al lancio del Pixel 5 nel 2020, questa caratteristica era presente sulla maggior parte dei dispositivi Pixel; tuttavia, i modelli successivi, inclusi quelli attuali, hanno abbandonato questa funzionalità, a favore di lettori di impronte in-display che, a oggi, non supportano questo tipo di gestualità.

Anche Samsung ha colto il trend: Galaxy S8, Galaxy Note 8, Galaxy S9 e Galaxy Note 9 hanno incorporato la stessa funzionalità, permettendo di scorrere verso il basso per verificare le notifiche. Sebbene non fosse possibile personalizzare questo gesto, ho compreso che l’accesso diretto alla tendina delle notifiche era effettivamente la più utile delle opzioni disponibili. Non c’era necessità di rendere questa azione più complessa, poiché la posizione del sensore sul retro si adattava perfettamente all’indice, consentendo un movimento fluido e naturale.

Un ricordo di un’epoca passata

L’integrazione di lettori di impronte in-display ha ridimensionato l’importanza delle gestualità associate ai lettori posteriori, che hanno visto un declino dal 2018 in poi, nonostante esistano ancora alternative valide. Ad esempio, alcune aziende, come Xiaomi, offrono la possibilità di scorrere sull’in-display per accedere a scorciatoie delle app, anche se spesso queste non sono personalizzabili. Realme e Xiaomi, per i loro modelli recenti, hanno incorporato la possibilità di misurare la frequenza cardiaca tramite lettori sotto il display. Inoltre, il realme GT7 Pro ha la capacità di scattare foto sott’acqua grazie al suo lettore ad ultrasuoni.

La strada per un uso innovativo delle biometrie è evidente, ma il nostalgico utilizzo delle gestualità sul lettore di impronte posteriore resta un ricordo affascinante. Oggi, con gli smartphone moderni sempre più alti e stretti, rinunciare a questa funzionalità risulta per molti un peccato. Celebriamo dunque una caratteristica che, seppur dimenticata, ha reso l’interazione con i dispositivi più comoda e intuitiva.

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