Con l’aggiornamento di marzo per gli smartphone Android, Google ha annunciato l’introduzione della funzione di localizzazione persone nell’app Trova il mio dispositivo, già utilizzata da tempo. Questa novità ha suscitato curiosità, considerando che molti utenti sono già abituati a condividere la loro posizione tramite Google Maps. Ci si è chiesti quindi se si trattasse di una semplice duplicazione della funzionalità esistente o se si potessero aspettare delle migliorie. Ho quindi deciso di testare la nuova funzione e confrontarla con l’esperienza offerta da Google Maps.
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Comprendere il funzionamento della funzione Trova il mio dispositivo
Con l’ultimo aggiornamento dell’app, è stata inserita una nuova scheda denominata “Persone”. Quest’area è attualmente segnata come beta, il che risulta particolarmente curioso visto che molte delle opzioni presenti erano già disponibili su Google Maps. Gli utenti possono avviare la condivisione della posizione o controllare i luoghi di contatto che hanno attivato la condivisione nei loro dispositivi. Ho deciso di cominciare a testare la funzionalità rimuovendo le condivisioni precedenti su Google Maps e iniziando da zero.
La configurazione è stata semplice. Ho potuto scegliere per quanto tempo desiderassi condividere la mia posizione e selezionare un contatto dalla mia rubrica o generare un link da inviare. Così ho attivato la condivisione della posizione tra il mio cellulare e quello di mio marito, avviando i test durante uscite quotidiane, come la spesa o nel corso di una giornata a Evreux.
Risultati dei test con la funzionalità di tracciamento
Dai test effettuati, ho potuto confermare che la funzione di localizzazione di Trova il mio dispositivo ha funzionato come previsto. I dati di posizione venivano aggiornati costantemente, mai con intervalli superiori ai cinque minuti, persino nell’arco di tutta la giornata. Questo aspetto ha dimostrato l’affidabilità della funzionalità, rispecchiando le esperienze precedenti maturate con Google Maps.
Un aspetto interessante è che le condivisioni effettuate tramite Trova il mio dispositivo si sincronizzano automaticamente con Google Maps, dimostrando l’integrazione tra le due piattaforme. La pulizia e la modernità dell’interfaccia di Trova il mio dispositivo hanno reso la visualizzazione delle informazioni più immediata. Ho potuto vedere la posizione di mio marito, insieme a indicazioni su quando era stata aggiornata l’ultima volta, e se lui poteva visualizzare anche la mia posizione.
Confronto tra Trova il mio dispositivo e Google Maps
Sebbene entrambi i servizi forniscano informazioni analoghe, l’aspetto della nuova app si presenta più elegante e intuitivo. Trova il mio dispositivo permette di vedere la distanza dal contatto, insieme ad opzioni quali il refreshing manuale della posizione, la possibilità di nascondere il contatto sulla mappa o bloccarlo in caso non volessi condividere più la mia posizione.
Il lato deludente di questa integrazione è la mancanza di alcune funzionalità già presenti in Google Maps, come il sistema di notifiche per gli ingressi e le uscite da determinate aree. Questa mancanza rappresenta un limite significativo, soprattutto per chi utilizza l’app in situazioni di sicurezza personale e per il monitoraggio di familiari, come bambini o anziani, in assenza di un supporto immediato. Senza queste opzioni, l’app Trova il mio dispositivo si dimostra meno funzionale del previsto.
L’assenza di funzionalità aggiuntive
Un altro punto che limita l’app è l’assenza di widget o collegamenti rapidi per la condivisione della posizione nella schermata principale. Google Maps, infatti, offre strumenti per personalizzare l’accesso alla localizzazione, facilitando l’interazione. Al contrario, Trova il mio dispositivo al momento non fornisce queste possibilità.
Per adesso, la scelta sembra chiara: nonostante Trova il mio dispositivo funzioni per il tracciamento delle persone, molti utenti potrebbero preferire continuare a utilizzare Google Maps, almeno finché l’app non implementerà le opzioni mancanti o non presenterà caratteristiche innovative. La situazione attuale porta a domandarsi se Google intenda migliorare questa funzionalità, restando così al passo con le aspettative dei suoi utenti.