Nel panorama attuale delle tariffe commerciali, le aziende americane non si rilassano. Nonostante un momento di pausa tariffaria, molte aziende, tra cui Google, sono impegnate a ristrutturare la loro catena di approvvigionamento per cercare di sfuggire a dazi che restano in vigore. I dazi reciproci, che potrebbero rientrare in gioco dopo il periodo di pausa di 90 giorni, insieme al nuovo dazio sui semiconduttori che verrà annunciato a breve, pongono una sfida a molte realtà aziendali.
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La situazione incerta dei dazi: il parere di esperti e imprenditori
Il quadro attuale, caratterizzato da incertezze sulle tariffe, è complesso. Nessuno, neppure l’ex presidente Donald Trump, può prevedere come si sviluppa questa situazione. Nel corso degli anni, Apple e Google hanno affrontato seri problemi legati ai dazi doganali. La controllata Alphabet ha già spostato gran parte della produzione dei suoi smartphone Pixel in Vietnam e India, ma ora sta considerando ulteriori cambiamenti nella propria strategia.
Recentemente, “The Economic Times” ha rivelato che Google sta valutando la possibilità di far trasferire la produzione della sua linea di smartphone dall’Vietnam all’India, concentrandosi in particolare sui telefoni Pixel destinati al mercato statunitense.
L’operazione di trasferimento della produzione: le mosse di Google
In azione per questa delocalizzazione, Google ha avviato negoziati con i suoi partner produttivi Foxconn e Dixon Technologies. L’obiettivo è quello di spostare parte della produzione in India. Inoltre, la ricerca di fornitori indiani per la produzione di componenti essenziali, come caricabatterie, sensori per impronte digitali, batterie e involucri, è in fase avanzata. Attualmente, infatti, la maggior parte dei componenti utilizzati per la costruzione dei modelli Pixel prodotti in India è importata dal Vietnam.
Questa mossa risponde a una necessità critica: i dazi reciproci del 46% sulle esportazioni vietnamite verso gli Stati Uniti sono sospesi, mentre il dazio del 26% sui prodotti importati dall’India è anch’esso fermo. La disparità di 20 punti percentuali implica che, se le tariffe reciproche torneranno, Google si troverebbe a pagare più tasse sui Pixel prodotti in Vietnam rispetto a quelli fabbricati in India, creando così un vantaggio competitivo significativo.
L’impatto sui consumatori e strategie di prezzo
Le aziende americane, come Google, sanno che, una volta imposti i dazi, potrebbe esserci la necessità di mantenere intatti i profitti adeguando i prezzi per i consumatori. In questo modo, una parte dell’aumento fiscale potrebbe ricadere sugli acquirenti, attraverso un incremento del prezzo al pubblico. Questa strategia, adottata da molte aziende, riflette l’incertezza costante che circonda le politiche tariffarie internazionali e come queste influenzino le scelte di produzione e distribuzione.
Nel contesto attuale, l’intero settore tecnologico è in attesa di capire quale sarà l’andamento delle tariffe, preparandosi a rispondere a possibili scenari futuri. L’adattamento alla nuova realtà commerciale e le scelte strategiche di delocalizzazione faranno da spartiacque per molte delle aziende che operano a livello globale.