Da quando Google ha lanciato la sua rete Find My Device, sono trascorsi quasi dodici mesi. Nel frattempo, il panorama dei Bluetooth tracker ha visto una crescente varietà di dispositivi che si avvalgono di questa rete. Con l’aggiunta della possibilità di supportare la ricerca di persone e l’anticipazione di future funzionalità come la tecnologia ultra-wideband per una localizzazione più precisa, le aspettative crescono. Tuttavia, restano evidenti alcune limitazioni della rete, destinate a influenzare l’esperienza utente.
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Carenze di funzionalità della rete Google
La piattaforma Find My Device di Google si trova a un punto cruciale: la sua essenza risulta piuttosto elementare, specialmente paragonata a soluzioni concorrenti. Gli utenti possono comunque vedere la posizione attuale di un dispositivo o un tag Bluetooth, controllarne il livello di batteria, ricevere indicazioni per raggiungerlo se si trova distante, oppure attivare un suono se è nelle vicinanze. È possibile anche cambiarne il nome e la categoria o condividerne l’accesso con un familiare. Queste funzioni rimangono abbastanza basilari, e a chi è abituato a utilizzare tracker di altre marche possono apparire carenti.
Rispetto ad Apple, che ha introdotto delle notifiche per avvisare quando un oggetto è stato dimenticato, Google non ha ancora implementato questa opzione. Se si considerano altresì applicazioni come quelle di Tile o Samsung, che offrono storici delle posizioni, suoni personalizzabili o integrazione con dispositivi smart home, la distanza in termini di opzioni disponibili diventa ancor più marcata.
Diverse soluzioni da Motorola e Chipolo
Per cercare di affermarsi in un contesto così limitante, Motorola e Chipolo hanno intrapreso un percorso alternativo, puntando sulla creazione di applicazioni proprietarie. I loro tracker, Moto Tag e Chipolo POP, sono entrati nel mercato come potenziali alternative alla limitata offerta di Google. Durante la configurazione di entrambi i dispositivi, vengono proposti download per le app specifiche, promettendo funzionalità aggiuntive.
Sebbene questi tracker rimangano compatibili con il network Find My Device di Google, installare le app permette di sbloccare una serie di opzioni utili. Fino a questo punto, senza applicazioni dedicate, Moto Tag e Chipolo POP si vedrebbero limitati alle opzioni di base e non potrebbero sfruttare appieno le loro potenzialità.
Funzionalità avanzate nei tracker Moto Tag e Chipolo POP
Il Moto Tag si distingue per la selezione di four toni per la suoneria, l’impostazione di una funzione di ricerca inversa, che consente di far suonare il telefono premendo due volte il pulsante del tracker e l’utilizzo del tasto stesso come un telecomando per la fotocamera. Inoltre, è possibile aggiornare il firmware del tracker.
Il Chipolo POP vanta caratteristiche simili, ma in aggiunta offre 12 opzioni di suoneria, l’attivazione della luce flash nella funzione di ricerca inversa e la possibilità di scattare selfie, nonché un allerta che avvisa quando si lascia il tracker dietro. Queste funzionalità sono state implementate in tracker di altre marche ben prima dell’arrivo della rete Find My Device, dimostrando quanto siano cruciali per gli utenti.
Opportunità mancate e la necessità di miglioramenti
La situazione mette in evidenza le carenze dell’ecosistema di Google. La necessità di scaricare applicazioni terze per ottenere caratteristiche fondamentali mette in discussione lo scopo originale di unire i sistemi di tracciamento tra Android e iOS, con l’obiettivo di creare una rete di rilevamento più performante e accessibile.
Ci si interroga su perché funzioni così essenziali non siano integrate nel pacchetto standard di Find My Device. Gli utenti si trovano ora costretti a gestire più applicazioni, con necessità di concedere permessi aggiuntivi che complicano l’utilizzo. Questa modalità contrasta profondamente con la promessa di una rete unica e coesa per il tracciamento.
Sarebbe preferibile che la differenziazione tra i vari tracker avvenisse attraverso aspetti hardware, come design, durata della batteria e opzioni di ricarica, piuttosto che tramite scelte software che costringono gli utenti a scaricare app supplementari. Una revisione delle funzionalità di Find My Device potrebbe sicuramente migliorare l’esperienza di chi si affida a questi dispositivi.