Negli ultimi mesi, Google Calendar ha suscitato discussioni accese a causa della rimozione di alcuni eventi culturali significativi dal proprio calendario. Questo cambiamento ha colto di sorpresa molti utenti, con una particolare attenzione verso le festività e le ricorrenze legate a diverse comunità. In questo contesto, la reazione del pubblico si è rivelata intensa, con alcune persone che hanno espresso forte disappunto per la decisione di escludere occasioni importanti come il Mese del Pride, il Mese della Storia Nera e altre celebrazioni relative a culture diverse.
Eventi culturali esclusi dal calendario
Tra le festività che non compaiono più nel calendario di Google ci sono Mese dei Popoli Indigeni, la Giornata della Memoria dell'Olocausto, l'Eredità Ebraica e l'Eredità Ispanica. La scoperta di queste omissioni è avvenuta in un periodo controverso, coincidente con il cambiamento del nome del Golfo del Messico in Golfo dell'America su Google Maps, una decisione che ha attirato l'attenzione dei più critici nei confronti delle attuali politiche dell'azienda.
Questa non è solo una questione di aggiornamento di un'app; si tratta di un dibattito più ampio su come le grandi aziende tecnologiche, come Google, stiano affrontando il tema della diversità, dell'equità e delle misure di inclusione nel contesto attuale. Il fatto che eventi fondamentali per molte comunità siano scomparsi ha dato vita a domande riguardo al rispetto delle identità culturali e all'importanza di celebrarle, specialmente da un colosso come Google.
Le voci del pubblico e le loro preoccupazioni
Numerosi utenti di Google hanno portato le loro preoccupazioni alle pagine di supporto dell'azienda, suggerendo che la rimozione di questi eventi non sia affatto casuale. Tali opinioni sono amplificate dalla consapevolezza che importanti figure della tecnologia, come il CEO Sundar Pichai, abbiano partecipato a eventi pubblici con l'ex Presidente Trump, il che ha generato dubbi sulla direzione che Google sta prendendo in termini di politiche interne. La preoccupazione, quindi, si estende oltre la semplice app: essa abbraccia il dibattito sulla responsabilità sociale delle aziende nel sostenere la diversità culturale.
Mentre alcuni si schierano a favore del rafforzamento delle pratiche di inclusione, altri vedono in questa mossa una potenziale regressione rispetto agli sforzi previsti dalle politiche di DEI. Così, le preoccupazioni si radicano non solo negli specifici eventi esclusi, ma anche nel significato più ampio di cosa significhi essere un’azienda responsabile in un’epoca in cui le identità culturali e le diversità vengono messe in discussione.
La posizione ufficiale di Google
Rispondendo alle critiche, Google ha chiarito che il cambiamento del calendario non deriva da una nuova visione politica, ma è un passo intrapreso già diverso tempo fa. Secondo una dichiarazione del portavoce dell'azienda, Madison Cushman Veld, la rimozione è stata il frutto di un processo di ottimizzazione delle informazioni nel calendario, che ha comportato il ritorno all’uso di giorni festivi pubblici forniti da un partner esterno, timeanddate.com.
Il portavoce ha anche sottolineato che, per anni, il team di Google Calendar ha cercato di mantenere una lista estetica di eventi culturali e che, alla luce dei feedback sui momenti mancanti, si è reso conto che gestire manualmente milioni di eventi non era una soluzione praticabile. Da metà del 2024, la piattaforma ha quindi deciso di riallinearsi con le festività pubbliche riconosciute a livello nazionale, consentendo comunque agli utenti di aggiungere eventi personali rilevanti.
A oggi non ci sono prove concrete che sfidino la narrazione di Google riguardo le motivazioni di questa modifica, il che rende le preoccupazioni connesse alla gestione del calendario particolarmente rilevanti nel discorso contemporaneo attorno ai temi della diversità e dell’inclusione. La rimozione di celebrazioni significative, percepita alla luce di un contesto politico e sociale delicato, ha fatto sì che la questione sollevasse interrogativi sulla considerazione che l’azienda ha del suo pubblico e delle sue tradizioni.
Mentre le politiche interne vengono messe a confronto con le aspettative pubbliche, il cambiamento nel calendario si preannuncia come un tassello di un dibattito più ampio sul ruolo delle tecnologie nella rappresentazione delle diversità culturali, un'importante prova del rapporto fra tecnologia, società e identità.