Nell’ormai lontanissimo 1994, uno sviluppatore di nome Jim Hall annunciò un progetto chiamato PD-DOS. Insoddisfatto di Windows 3.1 e scettico del progetto che avremmo poi conosciuto come Windows 95, Hall intendeva dare il via a una nuova versione di pubblico dominio del DOS di Microsoft, in grado di mantenere in vita la tradizionale interfaccia a riga di comando, mentre la maggior parte del mondo abbracciava la nuova interfaccia grafica dei sistemi Windows.
PD-DOS, presto rinominato FreeDOS, dopo più di tre decenni è ancora vivo e vegeto, con tanto di aggiornamenti costanti.
Sebbene non sia realmente utilizzabile come sistema operativo moderno autonomo nell’era di Internet, FreeDOS occupa ancora un posto importante nell’informatica moderna. È disponibile per chi ha bisogno di eseguire applicazioni legacy su sistemi moderni, sia all’interno di una macchina virtuale che direttamente sull’hardware.
Non sono poi rari i laptop venduti senza licenza Windows (dunque a costo minore) che presentano questo sistema operativo che, sebbene basico, sembra comunque resistere al passare del tempo.
FreeDOS è un sistema operativo particolare, che si muove con grande lentezza continua comunque a evolvere. Gli sviluppatori puntano a funzionalità moderne, come il multitasking e il supporto di rete integrato, seppur con tempistiche particolari.
Per capire il ritmo degli aggiornamenti, FreeDOS nel 2014 era fermo alla versione 1.1 mentre nel 2025 è alla 1.3. Il suo creatore d’altro canto è ancora attivo e, di recente, si è espresso su quello che potrebbe essere il futuro del suo OS.

FreeDOS è un sistema operativo dallo sviluppo lento ma continuo
Hall afferma che l’interesse e l’utilizzo del sistema operativo sono rimasti piuttosto stabili dal 2014. La differenza è che, con il passare del tempo, sempre più utenti si imbattono in FreeDOS come primo sistema operativo compatibile con DOS, non come una versione aggiornata del vecchio software degli anni ’80 e ’90.
Negli ultimi 10 anni, di fatto, FreeDOS non è cambiato quasi per nulla, come sottolineato dallo stesso Hall. Per il programmatore, nel corso degli anni è rimasto anche invariata la quantità di persone interessate da questo progetto così singolare.
Per Hall, la maggior parte di persone che chiede informazioni sul sistema operativo sono universitari che, durante un corso di informatica, si sono imbattuti in questo OS singolare e che chiedono supporto sui forum o su Facebook per capire come funziona.
Cosa riserva il futuro per questo OS?
Nonostante quanto fatto finora, FreeDOS non sembra avere un futuro così roseo.
Sebbene venga ancora scaricato e utilizzato, i cambiamenti nell’hardware dei PC stanno rendendo più difficile installazione ed esecuzione direttamente su un nuovo PC. E non si tratta solo della lenta ondata di sistemi con processori ARM, chip il cui linguaggio FreeDOS non parla.
Un problema è il firmware UEFI utilizzato per avviare i PC moderni. UEFI ha iniziato a sostituire il BIOS tradizionale dei PC alla fine degli anni 2000 e oggi è il sistema standard utilizzato per l’avvio dei computer moderni. E non parliamo solo di Windows, ma anche di Linux e macOS.
Per molto tempo, i nuovi computer con firmware UEFI includevano ancora una sorta di modalità di compatibilità legacy per supportare sistemi operativi come FreeDOS, che si avviano solo in modalità BIOS.

Molti PC lo fanno ancora, in particolare i PC desktop assemblati in casa le cui schede madri offrono agli utenti numerose opzioni di configurazione. In tal senso, possiamo parlare del Compatibility Support Module (CSM).
Ma non è possibile in qualche modo adattare il sistema operativo al nuovo hardware, riscrivendo o aggiornando il kernel dello stesso. Per Hall, tutto ciò non è così facile come sembra.
L’esperto ha spiegato come molte applicazioni e giochi DOS interagiscano direttamente con il BIOS. D’altro canto, DOS non è come i sistemi operativi moderni che usano il sistema Hardware Abstraction Layer (HAL) come intermediario tra software e BIOS.
I vecchi programmi DOS, di fatto, interagiscono direttamente con l’hardware, attraverso un sistema più “rudimentale” rispetto alle meccaniche dei computer odierni.
In altre parole, si potrebbe scrivere una versione di FreeDOS che possa avviarsi su un sistema UEFI, e si potrebbe persino essere in grado di scrivere una versione che si avvii su un sistema ARM. Ma entrambe le modifiche comprometterebbero la stragrande maggioranza delle applicazioni DOS esistenti. Tenendo conto che l’esecuzione di questi software è la ragione principale per cui FreeDOS esiste, non avrebbe molto senso.
Come ricordato da Hall, in realtà FreeDOS può essere eseguito in una macchina virtuale, il che rende questo OS comunque ancora utilizzabile. Va poi considerato come, sebbene in una ristretta nicchia di utenza, sopravvivano PC datati o macchine che ricreano gli stessi, su cui FreeDOS funziona comunque regolarmente.
I PC retro sono il contesto ideale per usare FreeDOS
Dopo il proliferare di console retro, sono apparsi sul mercato anche PC retro.
Si tratta di dispositivi un po’ eccentrici, come il Book 8088, l’Hand 386 e il Pocket 386. Nonostante questi prodotti provenienti dall’oriente molto spesso infrangano i diritti d’autore su software, riescono nella maggior parte dei casi a ricostruire l’esperienza utente di un vecchio computer.
Non solo: questi risultano più facili da individuare e acquistare rispetto a vecchi PC, spesso usurati e di dimensioni considerevoli, e offrono un’esperienza molto simile a quella originale, soprattutto se paragonata a soluzioni “artificiali” come gli emulatori.
Non solo: i PC retro abbinano al software d’annata anche componenti moderni, con display, batterie e memoria superiori a quelli dell’hardware originale. In questo contesto, FreeDOS ritrova il suo habitat naturale.
Secondo Hall, dispositivi come il Pocket 386, risultano ideali per app e giochi d’annata come DOOM e Rise of the Triad che incredibilmente su alcune di tali macchine potrebbero anche avere difficoltà a girare. Altri titoli leggendari, come Wolfenstein 3D o Epic Pinball, dovrebbero girare invece senza problemi.
Per il programmatore, Pocket 386 è potenzialmente un hardware anche utile per app lavorative, con possibilità di gestire elaboratori di testi e fogli di calcolo, sebbene sempre nel contesto retro.
Molte persone sceglieranno di eseguire MS-DOS o IBM PC-DOS su questi sistemi, e MS-DOS è il sistema fornito dal produttore. Ma il vantaggio del continuo sviluppo di FreeDOS è che può supportare alcune funzioni moderne che rendono l’esperienza di retro-computing più piacevole.
Come spiegato da Hall, FreeDOS offre programmi di archiviazione file specifici come 7z e zip/unzip, e persino gzip e tar. Sono disponibili driver di dispositivo aggiuntivi come una cache CD-ROM, il supporto per i nomi di file lunghi DOS (doslfn o lfndos) e un driver di cache per dischi rigidi e SSD su UDMA. E, naturalmente, una vasta gamma di strumenti di sviluppo, inclusi debugger ed editor, per creare i propri programmi.

Il rilascio di FreeDOS 1.4
Giusto qualche giorno fa, è stato rilasciato FreeDOS 1.4.
Da quando ha raggiunto la versione 1.0 nel settembre del 2006, il progetto ha ricevuto in media circa un aggiornamento importante ogni quattro-sei anni. A livello pratico, non si può fare molto sul DOS senza cercare di trasformarlo in qualcosa che non è: essendo un sistema senza interfaccia grafica, è difficile vedere delle vere e proprie rivoluzioni.
Nonostante ciò, il lavoro di hall e degli sviluppatori che hanno a cuore questo progetto, ma portato a queste migliorie:
- Aggiornamento di FreeCOM: con correzione dei bug, miglioramenti a livello di compatibilità e supporto per nuove traduzioni linguistiche;
- Processo di installazione semplificato: con riorganizzazione dei pacchetti per una maggiore efficienza ed eiminazione di componenti meno utilizzati o difettosi;
- Nuovo sistema di aiuto HTML (FDHelp): documentazione completamente riscritta, con supporto multilingue per una maggiore accessibilità;
- Miglioramenti alle utility principali: strumenti come Xcopy e Move aggiornati;
- Aggiornamenti agli strumenti di rete: con miglioramenti alla stabilità e affidabilità delle utilità mTCP;
- Correzioni critiche in Fdisk: con risoluzione di errori che potevano causare corruzione dei dati con alcune configurazioni delle partizioni;
- Ottimizzazione della struttura della distribuzione: disponibilità in diversi formati (Live CD, Legacy CD, USB, floppy) e piena compatibilità con macchine virtuali;
- Nuove aggiunte e modifiche ai software inclusi: introduzione del visualizzatore di immagini DOSVIEW (che supporta BMP, PNG, JPG, GIF e altri formati).
L’ultima versione di questo OS, a grandi linee, si concentra su stabilità e accessibilità, senza però perdere la sua natura improntata sull’essenzialità tipica dei sistemi DOS.
Fonte: ArsTechnica.com