Cos’è uno schermo PenTile | Approfondimento

display PenTile
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Lo schermo PenTile è una delle tecnologie mobile tra le più controverse di sempre. Introdotta da Samsung con Galaxy Nexus, questa novità non è vista di buon occhio da una buona parte dell'utenza a causa del basso utilizzo di sub-pixel. Eppure, come è facilmente comprensibile, questa tipologia di display comporta anche dei vantaggi spesso sottovalutati.

Se per i detrattori questa soluzione è stata dettata semplicemente dal desiderio di risparmiare denaro, ma anche per introdurre alcune soluzioni piuttosto interessanti.

PenTile: le origini e il suo funzionamento

I display PenTile, inventati da Candice H. Brown Elliott e concessa in licenza dalla società Clairvoyante prima di finire tra le mani del colosso coreano, lavora in maniera estremamente diversa rispetto ad altre tecnologie applicate agli schermi. Un display classico infatti, può contare su una serie di pixel ognuno dei quali è a sua volta creato da tre sub-pixel che filtrano la luce proveniente dalla retroilluminazioni. Attraverso questa struttura, la luce viene filtrata da tre colori differenti: rosso, verde e blu. Dosando diversamente la luce bianca ricevuta, vengono ricreati i colori desiderati sul display.

Uno schermo PenTile funziona attraverso quattro sub-pixel che però vengono "condivisi" con i pixel adiacenti. Di fatto, un display di questo tipo, alterna due pixel rossi e verdi a due blu e bianchi. Qui arriva il primo dubbio, visto che non sono presenti i sub-pixel indispensabili per realizzare automaticamente il colore richiesto. Ogni pixel dunque, deve collaborare con quelli vicini per estrapolare la sfumatura cromatica desiderata.

Meno energia consumata, ma a quale prezzo?

E il sub-pixel bianco? Questo è neutro e non serve direttamente per creare il colore vero e proprio. Esso infatti, regola la luminosità dello stesso portando a un vantaggio indiscutibile. Con questa tecnologia dunque, viene ridotta notevolmente la richiesta di energia da parte dello smartphone quando si richiede una maggiore luminosità, in quanto grazie al sub-pixel bianco i consumi energetici sono ridotti. La struttura stessa di un display PenTitle, grazie ai 2 sub-pixel è un vantaggio per quanto riguarda i consumi, con uno schermo che è decisamente meno esoso anche rispetto a tecnologie più moderne.

Qual è però il prezzo da pagare per i minori consumi? I colori non vengono riprodotti in maniera così accurata come negli schermi AMOLED, oltre a presentare definizioni inferiori. Nel corso degli anni, la tecnologia PenTile è stata affinata riducendo questo svantaggio che però, di fatto, rimane tale. Quando si adottano risoluzioni alte rispetto alle dimensioni del display, tutte le pecche di questa tecnologia saltano subito all'occhio.

PenTile o AMOLED?

Si tratta davvero di uno scontro impari? Anche se in termini prettamente qualitativi la risposta è un sonoro sì, non è tutto così semplice. Gli schermi AMOLED infatti, non solo sono più esosi di quelli PenTile. Essi infatti basano la costruzione dei propri pixel su materiale organico che, grazie alla corrente elettrica, emette radiazioni luminose. Ciò comporta un degrado della struttura dello schermo che, secondo quanto affermato dagli esperti del settore, comincia a farsi sentire già a 18 mesi dall'acquisto di uno smartphone. Sotto questo punto di vista, gli schermi PenTile promettono un ciclo vitale decisamente più prolungato.

In conclusione

Di fatto, se a livello puramente qualitativo i display PenTile non sono competitivi, risultano a dir poco interessanti. Prendendo in considerazione uno smartphone esclusivamente per il display infatti, essi garantiscono un ciclo vitale maggiore e contemporaneamente consumi minori. Questa soluzione tecnologica dunque, può risultare utile a chi non cambia spesso smartphone e vuole semplicemente ottimizzare la propria batteria. Per gli appassionati di telefonia invece, coloro i quali cambiano dispositivo ogni due anni, forse è meglio optare per soluzioni più improntate sulla qualità pura dell'immagine.

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