Campagna di disinformazione elettorale in Romania: il ruolo dei social media e gli influencer

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La mancanza di moderazione sui social network ha evidenziato la vulnerabilità delle elezioni rumene, con campagne di disinformazione orchestrate tramite piattaforme come TikTok e Facebook. In particolare, il caso di Călin Georgescu, il cui successo è stato ostacolato da pronunce legali, mette in luce un sistema di influenze che ha coinvolto milioni di utenti. Questo articolo analizza le dinamiche di influenzamento e le irregolarità emerse nella recente tornata elettorale.

Influenza degli influencer e uso di TikTok

In vista delle elezioni presidenziali rumene, oltre 25.000 account su TikTok sono stati identificati come parte di una rete di disinformazione diretta a sostenere Călin Georgescu. Questi account hanno avuto un ruolo cruciale nel veicolare contenuti favorevoli al candidato indipendente, il quale è stato al centro di numerosi scandali riguardanti la trasparenza del finanziamento della campagna elettorale. Risultano particolarmente sospette le transazioni che hanno visto più di 100 influencer pagati per promuovere il candidato.

L’intensificazione dell'attività su TikTok ha suscitato preoccupazioni significative, alla luce della giovane demografia della piattaforma che tende a una maggiore vulnerabilità alla disinformazione. Questo ha portato a un’analisi approfondita da parte dei ricercatori di CheckFirst, che sottolineano come i contenuti diffusi non solo abbiano manipolato l'opinione pubblica, ma abbiano anche violato le normative sui finanziamenti politici presenti in Romania. Il sostegno a Călin Georgescu è emerso come il risultato di un’operazione ben pianificata, creando un clima di incertezza a pochi giorni dalle elezioni.

Le dinamiche di Facebook e l'illegalità delle inserzioni

Parallelamente all'azione su TikTok, sono state scoperte circa 4.140 inserzioni politiche su Facebook che hanno supportato non solo Georgescu, ma anche George Simion, leader del partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni. L’analisi ha rivelato una rete di 25 Pagine coordinate, ognuna delle quali era legata a siti web che sembravano editori indipendenti. Queste Pagine hanno risposto a una strategia comunicativa aggressiva finalizzata a influenzare le opinioni politiche attraverso distorsioni e messaggi fuorvianti.

Il budget complessivo per queste campagne è stato stimato attorno ai 265.000 euro, una cifra significativa che mette in evidenza la portata e l'intensità dell'influenza esercitata. Tuttavia, il periodo di attività di queste inserzioni ha coinciso con il silenzio elettorale, infrangendo quindi le leggi vigenti in Romania riguardo alla comunicazione politica. Questa violazione non ha taciuto le preoccupazioni su come Facebook gestisca le sue politiche di trasparenza e controllo delle inserzioni politiche.

La risposta di Meta e l’eventualità di interventi europei

L’analisi di CheckFirst ha messo in evidenza come Meta, la società madre di Facebook, non abbia attuato misure sufficienti per contrastare gli abusi e le manipolazioni che si sono manifestate sulla piattaforma. È emerso che Meta ha fallito nella moderazione adeguata delle inserzioni politiche in un contesto in cui le leggi europee, come il Digital Services Act, mirano a garantire un ambiente online più sicuro e responsabile.

La chiara violazione delle norme da parte delle campagne politiche evidenzia una lacuna significativa nella regolamentazione delle piattaforme sociali, aumentando le probabilità di un intervento da parte della Commissione europea, simile a quello già effettuato per TikTok. Queste dinamiche suggeriscono la necessità di un’attività di monitoraggio e di sanzioni più incisive per garantire l’integrità delle elezioni in tutta l'Unione Europea. Le autorità rumene e le istituzioni europee dovranno considerare azioni per limitare le strategie di manipolazione e proteggere la democrazia da tali influenze esterne e trasversali.

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