Negli ultimi tempi, è emerso un preoccupante fenomeno che coinvolge alcuni attori in difficoltà economiche che, senza considerare appieno le conseguenze, hanno venduto i diritti della propria immagine per essere utilizzati in video generati dall’Intelligenza Artificiale. Questi professionisti ora si trovano a rimpiangere la decisione presa, ritenendo tali utilizzi imbarazzanti e addirittura dannosi per la loro reputazione. La notizia è stata riportata da AFP e mette in luce le insidie nascoste di questo mercato emergente.
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Attori in difficoltà: il caso di Adam Coy
Tra gli attori coinvolti in questa situazione c’è Adam Coy, un 29enne di New York. Dopo aver licenziato i diritti alla propria immagine e alla propria voce a un’azienda chiamata MCM per un anno, ricevendo in cambio 1.000 dollari, Adam si è trovato a riflettere su quella decisione. In un’intervista, ha rivelato di non essersi posto alcuna domanda riguardo a potenziali conflitti etici: “Mi chiedevo se stessi oltrepassando un limite.” La situazione è cambiata quando la madre della sua compagna ha scoperto un video in cui Adam era ritratto come un profeta di sventure, anticipando disastri subìti. Tale scoperta ha spinto Adam a riconsiderare la propria scelta.
Disagi senza confini: il caso di Simon Lee
Un altro esempio significativo è quello dell’attore sudcoreano Simon Lee, il quale ha visto il suo volto generato artificialmente utilizzato per spaventare gli utenti del web. Simon ha raccontato di essere rimasto “sbalordito” nel rinvenire il suo avatar promuovere cure sanitarie dubbie su piattaforme come TikTok e Instagram. Questo legame della propria immagine con evidenti truffe ha suscitato in lui grande vergogna, rendendo evidente che la mancanza di consapevolezza sulle implicazioni della vendita di diritti d’immagine può avere ripercussioni gravi sulla vita professionale di un attore.
L’evoluzione della tecnologia degli avatar e le sue conseguenze
Con il continuo progresso della tecnologia degli avatar generati dall’Intelligenza Artificiale, aumenta anche la tentazione per molti artisti di licenziare la propria immagine e voce. Una delle aziende che ha avuto un successo notevole nel reclutamento di avatar AI è Synthesia, con sede nel Regno Unito, la quale ha raddoppiato la propria valutazione a 2,1 miliardi di dollari a gennaio, secondo quanto riportato da CNBC. Di recente, Synthesia ha concluso un affare da 2 miliardi di dollari con Shutterstock per rendere i suoi avatar più realistici e simili agli esseri umani, come reso noto dal The Guardian.
Incentivi per una scelta consapevole
Per garantire che gli attori siano compensati adeguatamente per la cessione dei propri diritti, Synthesia ha avviato un fondo di equità. L’azienda ha comunicato che gli attori che hanno ottenuto maggiore successo come avatar AI o che sono stati protagonisti di campagne di marketing di Synthesia riceveranno opzioni in un “pool delle azioni della nostra azienda” del valore di 1 milione di dollari. Questa iniziativa è rivolta a far partecipare gli attori al programma fino a un massimo di quattro anni, durante i quali i premi azionari matureranno mensilmente.
Questo sviluppo mette in evidenza un tentativo di affrontare le criticità legate all’uso della tecnologia avatar, cercando di coinvolgere attivamente gli attori nel processo.