Apple in tribunale: il nuovo CFO difende l'azienda da accuse di monopolio sull'App Store

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Apple si trova al centro di un contenzioso legale nel Regno Unito, dove il suo nuovo Chief Financial Officer, Kevan Parekh, è già dovuto intervenire in una causa collettiva. Le contestazioni riguardano l’asserita mancanza di trasparenza sulle marginalità di profitto relative all’App Store, sollevando interrogativi sull'effettiva condotta monopolistica dell’azienda nella vendita di applicazioni per iPhone.

Le accuse al centro della causa

Al momento, Apple è coinvolta in due procedimenti legali nel Regno Unito, entrambi accusano la società di abusare del suo controllo monopolistico nel mercato delle app, impiegando commissioni esorbitanti. Il nocciolo della questione risiede nel fatto che, fino a una certa data, gli sviluppatori potevano vendere app e contenuti in-app esclusivamente tramite l'App Store ufficiale. Questa situazione ha conferito a Apple il potere di stabilire commissioni unilaterali, che gli sviluppatori si sono visti costretti a subire.

Recentemente, in Europa e negli Stati Uniti, ci sono stati dei progressi verso una maggiore concorrenza, ma nel Regno Unito la questione rimane irrisolta. Un contenzioso di un miliardo di dollari è stato presentato nel 2023 per conto degli sviluppatori, mentre una seconda causa, rivolta ai consumatori, è attualmente in fase di udienza.

La marginalità di profitto stimata dell'App Store

Secondo stime indipendenti, la marginalità di profitto di Apple sull'App Store potrebbe oscillare tra il 75% e il 78%. Nella causa intentata da Epic Games nel 2019, un esperto aveva calcolato la percentuale esatta al 78%. Un esperto britannico, coinvolto nel processo odierno, ha indicato una cifra “superiore al 75%”. Se questa informazione fosse confermata, rappresenterebbe un dato nettamente superiore a quello previsto per la maggior parte delle attività commerciali, considerando che la marginalità generale di Apple si attesta attorno al 37%. Margini superiori al 75% potrebbero infatti avvalorare l’ipotesi di pratiche commerciali sleali, vista la posizione monopolistica della compagnia nel mercato delle app per iPhone.

La posizione di Apple sulle stime di profitto

Di fronte a queste accuse, Apple ha continuato a sostenere che non possiede informazioni definitive sui profitti generati dall’App Store. La motivazione di questa mancanza di dati è che la compagnia non disaggregato il suo fatturato da servizi in categorie specifiche. Sebbene l’azienda abbia una visione generale sui margini di questo settore, non riesce a fornire un percentuale specifica per l’App Store. Phil Schiller, un noto membro di Apple, aveva addirittura dichiarato lo scorso anno di ignorare se il business dell'App Store fosse redditizio o meno.

Recentemente, Kevan Parekh ha ripetuto la stessa affermazione, rispondendo a domande riguardanti le stime di profitto, dichiarando: “Non direi che siano pratiche”. Durante la sua testimonianza, ha spiegato che Apple “non può allocare tutti i costi indiretti a prodotti o servizi specifici”, aggiungendo che qualsiasi tentativo di farlo comporterebbe “giudizi imprecisi e soggettivi”.

La risposta degli esperti e l'analisi della situazione attuale

La affermazione che una compagnia della statura di Apple non svolga un'analisi di semplice profitto e perdita su una delle sue divisioni principali è difficile da credere. I dirigenti senior non avrebbero il coraggio di mentire sotto giuramento, perciò risulta plausibile ipotizzare che Apple non voglia vantare questi numeri poiché potrebbero rivelarsi troppo elevati e pregiudicare la sua difesa in questi contenziosi.

Il caso prosegue e le implicazioni sul mercato delle app potrebbero rivelarsi significative, a seconda dell'esito di queste udienze. Apple è chiamata a rispondere a dubbi legittimi, mentre gli sviluppatori e i consumatori attendono risposte che potrebbero ridefinire l'ecosistema delle applicazioni per iPhone.

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